Palermo, 31 gen. - (Adnkronos/Ign) - Beni per un valore complessivo di trecento milioni di euro sono stati sequestrati dalla Dia siciliana all'imprenditore della grande distribuzione, Giuseppe Grigoli, ritenuto il prestanome del boss mafioso latitante di Castelvetrano (Trapani), Matteo Messina Denaro. Già lo scorso 20 dicembre a Grigoli, 59 anni, era stata sequestrata una società e decine di supermercati in tutta la Sicilia. Il provvedimento di sequestro, chiesto dai pm della Dda di Palermo Michele Prestipino, Marzia Sabella, Roberto Piscitello e Costanino De Robbio e dai procuratori aggiunti Roberto Scarpinato e Giuseppe Pignatone, è stato firmato dal gip Donatella Puleo. Nel mirino, oltre le quote sociali dell'azienda 'Grigoli distribuzione' - un ammontare di 14 milioni di euro -, sono finite anche partecipazioni in altre società, 133 terreni per una estensione complessiva di circa 60 ettari e 220 fabbricati ubicati in varie parti della Sicilia.Le indagini effettuate dalla Dia di Palermo hanno permessi di ricostruire una serie di movimenti finanziari che legano strettamente la Srl Gruppo 6 Gdo, già raggiunta da provvedimento di sequestro lo scorso 20 dicembre, e la Grigoli Distribuzione. Ma non solo. Gli accertamenti hanno evidenziato che il Gruppo 6 Gdo è ''locataria di ben venti immobili dalla Srl Grigoli Distribuzione, immobili nei quali sono allocati altrettanti punti vendita Despar, gestiti dalla Gruppo 6 Gdo''. La Srl Gruppo 6 Gdo versava così alla Srl Grigoli Distribuzione oltre quattro milioni di euro e ''attraverso questo modus operandi - dicono gli investigatori - la quasi totalità di quanto la società di gestione riceve dalla sua attività imprenditoriale, viene riversata nell'altra società del gruppo''.Queste circostanze ''rendono evidente che il rapporto tra le due società è tale per cui oltre ad una immedesimazione delle due realtà economiche, ne consegue anche che Giuseppe Grigoli continua ad esercitare una incisiva influenza sulla Gruppo 6 a mezzo della Grigoli Distribuzione''.Grigoli è stato arrestato nel dicembre scorso con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Il suo nome compariva nei 'pizzini' ritrovati nel covo del boss Bernardo Provenzano.
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