domenica 26 febbraio 2012

ODIO I LUNEDI'

No a Usa: India continuera' a comprare petrolio da Iran

No a Usa: India continuera' a comprare petrolio da Iran TEHERAN - L'India continuera' ad importare petrolio iraniano. L'ha detto l'ambasciatore indiano in Iran Srivastava, citato dall'agenzia Fars News. La dichiarazione e' stata fatta dal diplomatico nel corso di un colloquio con il presidente della Camera di commercio di Teheran Yahya al Eshaq. Srivastava ha infatti citato la posizione presa dal ministro delle Finanze indiano in risposta alla "proposta" del governo statunitense di aiutare Nuova Delhi a trovare fonti alternative per sopperire all'embargo occidentale contro gli approvvigionamenti iraniani. Gli Usa avevano detto all'India che potrebbero infatti favorire accordi con l'Iraq e l'Arabia Saudita, principali fornitori internazionali di greggio, ma l'informazione resta ancora ufficiosa.

Afghanistan in fiamme: in discussione l'intero equilibrio di un Paese

Afghanistan in fiamme: in discussione l'intero equilibrio di un Paese KABUL - L'Afghanistan brucia, infiammato dalle violente proteste seguite al caso del sacro Corano profanato nella base americana, rimettendo in discussione l'intero equilibrio di un Paese chiave, nel quale gli Stati Uniti stanno combattendo una delle guerre più lunghe della loro storia. Ma dietro le manifestazioni c'è una sommatoria di fattori, come spiega l'analista Martine van Bijlert. "Credo - spiega la studiosa - che ci siano diverse cause concomitanti. Una è certamente la profanazione del Corano. E' un'azione che gli afgani hanno sentito come un insulto, e che ha scatenato la rabbia". "Poi - aggiunge van Bijlert - c'è il fatto che a bruciare il Corano sono stati gli americani, e questo ha provocato grande frustrazione. Le forze statunitensi sono venute qui, promettendo di aiutare gli afgani. Dieci anni dopo non abbiamo idea di quello che è accaduto e di quello che succederà in futuro".Nel frattempo nelle strade la popolazione continua a protestare, e i toni sono tanto espliciti quanto preoccupanti per gli Usa. "Vogliamo insultare l'America - dice un'uomo afgano - L'America è il nostro nemico, loro non sono musulmani. Siamo molto arrabbiati". "Avevano già bruciato il Corano in America - spiega un ragazzo - e poi lo hanno fatto in Iraq e molte altre volte qui in Afghanistan. Ora ci devono delle spiegazioni". La situazione, insomma, rimane molto tesa, anche se le violenze nelle ultime ore sono diminuite. Resta però aperto il nodo fondamentale: l'Afghanistan è la chiave per lo scacchiere mediorientale e una profonda crisi in questo Paese potrebbe rendere ancora più ingestibile la situazione nell'area.  

In Italia stipendi tra i più bassi d'Europa. Guadagniamo la metà dei tedeschi

Roma, 26 feb. (Ign) - In Italia, nel 2009, lo stipendio medio annuo è stato di 23.406 euro. Un dato presente in un rapporto Eurostat, 'Labour market statistics', che relega il nostro Paese tra gli ultimi Paese nella graduatoria dei redditi europei. In Lussemburgo o in Olanda le cifre sono molto diverse, rispettivamente di 48.914 e 44.412 euro. Anche la Germania è ben oltre il dato italiano, con 41.000 euro. Niente poi a che vedere con la Danimarca e la Norvegia, le cui medie aggiornata a tre anni fa toccano quota 56.044 e 51.343 euro.

Il dato è riferito a un lavoratore di un'azienda di almeno dieci dipendenti che opera nel ramo dell'industria, delle costruzioni, dei servizi e del commercio. Nella tabella presente a metà rapporto Eurostat, l'Italia viene superata di poco dalla Spagna (26.316 euro) e da Cipro (24.775 euro).


Nel 2009 la Grecia ci superava con 29.160 euro. Oggi, nel paese investito dalla crisi economica che l'ha portato sull'orlo del default e ha impegnato l'Europa in un piano di salvataggio, colpisce il dato di uno stipendio minimo: appena 922 euro, 11.064 annui.



Dalla P2 a Mills: i 17 processi con alla sbarra Berlusconi

ROMA – Dalla loggia P2 fino alla prescrizione di sabato per la presunta corruzione dell’avvocato inglese David Mills. Sono i 17 processi che hanno visto alla sbarra l’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Qui sotto (clicca sulla foto per ingrandire) il quotidiano La Repubblica li riassume in una chiara tabella cronologica.

Il conto corrente gratis per pensionati poveri non va giù alle banche

ROMA – I conti, nel dettaglio, non li hanno ancora fatti. Se non altro perché quello delle liberalizzazioni non è ancora un testo definitivo e per capire quanto costerà davvero bisognerà attendere i decreti attuativi. Eppure alle banche basta già quanto letto nelle prime bozze per iniziare la protesta: perché, con le proposte del governo, l’onere a loro carico potrebbe arrivare al miliardo di euro. Nel mirino c’è soprattutto una misura che rischia di erodere profitti sensibili agli istituti: quella che prevede un conto corrente a zero spese per i pensionati al di sotto dei 1500 euro.
Tutto è iniziato con il provvedimento sul cash, quello che impediva ai pensionati con più di mille euro al mese di ritirare i soldi in contanti. Provvedimento, ovviamente, da bilanciare con aiuti sulle spese bancarie dei pensionati. Così il Governo Monti ha pensato, nel decreto sulle liberalizzazioni, ad un conto corrente bancario per i pensionati più “deboli”.
Ma i punti oscuri non mancano. Innanzitutto. I 1500 euro sono da intendersi netti o lordi? Perché la sostanza, e soprattutto il numero di pensionati cui si applicherebbe l’agevolazione, cambia. E non di poco. Non solo. Osserva Sergio Bocconi sul Corriere della Sera che non è ancora chiaro “se i conti siano diretti anche a chi magari riceve una simile pensione ma ha a disposizione anche cifre consistenti per svariati altri motivi”.
E infine: cosa è davvero a costo zero? L’apertura del conto o tutte le operazioni? Domande, queste, che ovviamente preoccupano le banche. Anche perché quello dei conti correnti per pensionati non è l’unico tema sul tavolo. C’è infatti la questione polizza vita collegata al mutuo. Con la liberalizzazione il governo chiede alla banca che concede il mutuo di dare possibilità di scelta al cliente. Non solo, quindi, la propria polizza ma altre due “esterne”. Osserva Bocconi: “L’istituto, oltre a un contratto collettivo standardizzato, deve proporre altri due individuali e quindi soggetti a visita medica e altre modalità varie. Inoltre la banca è obbligata ad accettare l’eventuale polizza che il cliente può scegliere sul mercato”.
Infine il governo chiede alle banche di eliminare le commissioni alla pompa di benzina per spese inferiori ai 100 euro. Prima erano a carico dell’esercente, ora si vorrebbe spostare sulle banche. Che, ovviamente, non gradiscono. Ma non ditelo ai benzinai.

Una catena umana intorno a Mosca

Prova di forza dell’opposizione
a sette giorni dalle presidenziali.
Kasparov leader delle proteste:
«Sarà un anno molto caldo»

mosca
Un maxi-girotondo per protestare contro Putin. Nuova protesta nella capitale russa contro i brogli elettorali a una settimana dalle presidenziali che vedono Putin super favorito con oltre il 50%, secondo tutti i sondaggi. Il movimento di contestazione ha scelto una forma di protesta inedita in Russia, ma già usata il 23 agosto 1989 nei tre Paesi baltici - allora nell’Urss - per rivendicare l’indipendenza da Mosca: una grande catena umana, un enorme girotondo di persone che si terranno per mano lungo il "Kolzò", l’anello dei giardini che circonda la capitale. I leader della contestazione hanno comunicato che sono oltre 34 mila le persone scese in strada.

Nel 1989 scesero in strada oltre mezzo milione di persone per oltre 600 km, con una fascia da lutto nera per ricordare il cinquantenario del "giorno nero" delle tre repubbliche, quando fu firmato il
patto Molotov-Ribbentrop che mise fine alla loro sovranità.

Oggi è invece un "anello bianco", così l’hanno chiamato, dal colore del nastro scelto come simbolo della protesta pacifica contro Putin. Per evitare le polemiche sul numero di partecipanti effettivi, gli organizzatori hanno anche calcolato che per riempire tutto "l'anello dei giardini'' saranno necessarie 34mila persone, lungo i 15 km del Kolzò: sul sito della manifestazione vi sono stamane 7783 adesioni, ma su Facebook sono circa 14 mila, mentre su V Kontakte, la versione russa della rete sociale, superano i 36 mila.

Tra i leader della contestazione Gary Kasparov. «Non finirà tutto il 4 marzo con le elezioni presidenziali, il 2012 sarà un anno molto caldo», le parole dell'ex campione mondiale di scacchi. «Il 4 marzo ci saranno abusi senza precedenti ma questa volta riusciremo a dimostrarli con degli scrutini paralleli a Mosca, San Pietroburgo e Iekaterinburg», spiega. «Putin - prosegue - non sarà più un presidente legittimo: sarà eletto con i voti della Cecenia e del Daghestan ma non si può governare senza Mosca e San Pietroburgo». Quanto agli altri quattro candidati presidenziali, Kasparov li considera «solo dei quadretti: l’importante è votare contro Putin».

L’iniziativa di oggi non prevede autorizzazioni, ma il Comune di Mosca ha ammonito a non bloccare il traffico e a non esibire cartelli o gridare slogan: una richiesta che pare difficile da assecondare.

La Chiesa ortodossa russa intanto continua a frenare sulle manifestazioni di piazza, criticando la scelta del giorno, ossia la vigilia della Quaresima, per il grande girotondo di contestazione a Putin previsto oggi nella capitale. «Non è il giorno migliore per un raduno di protesta», ha commentato Vsevolod Chaplin, capo del dipartimento comunicazione del patriarcato. «Non è un peccato andare a manifestare, in generale, se si è rispettosi della legge e non si gridano slogan offensivi», ha tuttavia concesso.

Sudafrica, Mandela sta bene

Sudafrica, Mandela sta bene
Johannesburg - Nelson Mandela sta bene e potrebbe essere dimesso oggi o domani. Lo ha fatto sapere il presidente del Sudafrica, Jacob Zuma, che ieri aveva informato del ricovero del leader della lotta all'apartheid a seguito di dolori all'addome. L'anno scorso Mandela era stato ricoverato per alcuni giorni in un ospedale privato a Johannesburg per un'infezione respiratoria acuta e successivamente l'esercito sudafricano si era assunto l'incarico di occuparsi delle condizioni di salute dell'ex presidente.

Usa/ intelligence: Iran non fabbrica bomba atomica

Usa/ intelligence: Iran non fabbrica bomba atomica WASHINGTON - L'Iran non lavora alla bomba atomica. E' quanto emerge da documenti dell'intelligence Usa rivelati dal Los Angeles Times. Si tratta di documenti del 2011, che confermano quanto i servizi segreti americani affermavano gia' nel 2007: Teheran non sta fabbricando armi atomiche. Il rapporto porta la firma di 16 diverse agenzie Usa di intelligence, le quali sono convinte che, benche' Teheran avrebbe condotto ricerche che possano metterla in condizioni di dotarsi di ordigni nucleari, al momento non ne hanno e non ne costuiscono. Per il quotidiano Usa i servizi segreti americani e israeliani concordano che l'Iran ha intensificato le attivita' di arricchimento dell'uranio e si e' dotata delle infrastrutture necessarie per diventare una potenza nucleare. Quello su cui la Cia e le altre agenzie di spionaggio Usa divergono da Israele ( che al contrario dell'Iran non ha firmato il trattato di non proliferazione nucleare e non ha mai permesso all'Aiea di visitare i suoi siti perche' e' in possesso di almeno 200 testate atomiche) e' la minaccia militare: gli 007 americani, infatti, ritengono che Teheran non abbia ancora deciso se riattivare un programma parallelo destinato alla costruzione di testate nucleari, programma che fu sostanzialmente interrotto nel 2003. L'articolo e' uscito pochi giorni prima dell'incontro a Washington tra il presidente Usa Barack Obama e il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu per discutere il programma nucleare iraniano.

Raid israeliano su Gaza, colpita fabbrica di cemento

Raid israeliano su Gaza, colpita fabbrica di cementoGAZA - Gli aerei da guerra israeliani hanno sparato due missili contro un sito alla periferia di Rafah nel sud della Striscia di Gaza, causando gravi danni ad una fabbrica di cemento. Ambulanze e vigili del fuoco sono accorsi sul posto. Nessun ferito o danni a persone sono stati segnalati. Fonti militari israeliane hanno confermato l'attacco, sostenendo che l'obiettivo era una fabbrica di armi. Più di 1.400 palestinesi sono stati uccisi tra dicembre 2008 e gennaio 2009 nel corso dell'invasione condotta da Israele contro il popolo di Gaza. La Striscia di Gaza è la più grande prigione a cielo aperto del mondo. Israele controlla lo spazio aereo, le acque territoriali ed i valichi di frontiera di Gaza.  

Germania, ministro Interni Friedrich: meglio Grecia fuori dall'euro

Germania, ministro Interni Friedrich: meglio Grecia fuori dall'euro
BERLINO - Il ministro dell'Interno, Hans-Peter Friedrich, invita la Grecia ad uscire dall'euro.
Al settimanale 'Der Spiegel' il ministro ha dichiarato che "al di fuori dell'Unione monetaria le possibilità della Grecia di rigenerarsi e diventare più competitiva sono sicuramente maggiori di quelle che ha se rimane nell'euro". "Non parlo di espellere la Grecia", aggiunge Friedrich (Csu), "ma di creare incentivi per un'uscita che Atene non possa rifiutare". Lunedì il Bundestag, la camera bassa del parlamento tedesco, è chiamato a votare sull'ultimo pacchetto di aiuti alla Grecia. Lo Spiegel scrive invece che il partito socialdemocratico ed i Verdi hanno deciso di votare lunedì prossimo al Bundestag l'approvazione del secondo pacchetto in favore di Atene.

Siria, stampa: Arabia Saudita tenta di alimentare le tensioni

Siria, stampa: Arabia Saudita tenta di alimentare le tensioni DAMASCO - L'Arabia Saudita sostiene l'idea di armare i gruppi anti-governativi siriani ed e' diventata un "partner" nei disordini sanguinosi in Siria. Per la stampa siriana la conferenza 'Amici della Siria' tenutasi a Tunisi ha incoraggiato i terroristi a spargere altro sangue. Il giornale Al Thawra, facendo riferimento in particolare al ministro degli Esteri saudita, Saud al-Faisal, che durante la conferenza ha detto di sostenere l'idea di fornire armi e munizioni ai gruppi che combattono il presidente Bashar Assad. L'articolo spiega che il principe, sostenendo "rozzamente" l'opposizione armata, e' diventato un "partner diretto nello spargimento di altro sangue siriano". Il governo di Damasco ha piu' volte denunciato la cosiddetta opposizione filo-occidetnale di essere composta da terroristi che agiscono su mandato straniero.

Codice a sbarre (speciale prescrizione)

Domani riprende il processo Ruby con testi pm su concussione

Milano, 26 feb. (TMNews) - Silvio Berlusconi dopo aver incassato tra polemiche in realtà mai sopìte la prescrizione sul caso Mills, resta imputato in tre processi.

Domani riprende il dibattimento per il caso Ruby dove Berlusconi è accusato di concussione e prostituzione minorile. Sono in programma le testimonianze di testi citati dalla procura in relazione all'imputazione di concussione, alla telefonata che il fondatore di Fininvest all'epoca presidente del consiglio fece la notte tra il 27 e il 28 maggio del 2010 in questura al fine di ottenere la liberazione della minorenne marocchina.

Il 15 marzo ci sarà la prima udienza del processo in cui Berlusconi risponde di violazione del segreto d'ufficio in riferimento alla pubblicazione su Il Giornale della telefonata intercettata in cui Piero Fassino diceva a Gianni Consorte.

"Allora abbiamo una banca?". Il processo sarà sicuramente rinviato in aprile per essere accorpato a quello in cui in relazione alla stessa vicenda il fratello Paolo Berlusconi è accusato di rivelazione di segreto d'ufficio, ricettazione e millantato credito.

Il 5 marzo riprenderà il processo sui presunti fondi neri relativi ai diritti tv di Mediaset dove Berlusconi è imputato di frode fiscale. Saranno sentiti alcuni testi delle difese. Il processo dovrebbe concludersi entro la fine dell'anno.

Il 28 febbraio si torna in aula anche per il processo Mediatrade nato da un troncone dell'indagine Mediaset e dove tra gli imputati ci sono Piersilvio Berlusconi e Fedele Confalonieri.

Silvio Berlusconi era stato prosciolto dal gup, ma la procura ha presentato ricorso in Cassazione chiedendo che anche l'ex premier sia mandato a giudizio.

Afghanistan/ Nato ritira tutto personale dai ministeri afgani


Kabul, 26 feb. (TMNews) - Il generale americano John Allen, a capo delle forze Isaf in Afghanistan, ha deciso ieri pomeriggio di ritirare tutto il personale militare della Nato che lavora nei ministeri afgani. E i ministero degli Esteri britannico ha annunciato il ritiro temporaneo dei suoi consiglieri presso le istituzioni di governo nella capitale afgana.

La decisioni segue di qualche ora il ritrovamento dei corpi di due consiglieri americani "uccisi a colpi d'arma da fuoco" all'interno dei loro uffici, prsso il ministero degli Interni afgano. I due uomini sono stati rinvenuti "per terra (...) da alcuni loro colleghi internazionali", ha dichiarato Sediq Sediqqi, portavoce del ministero, alla rete televisiva afgana Tolo news. L'attacco è stato rivendicato dai talebani.

In tutto il Paese e nella capitale la tensione resta altissima dopo l'incenerimento, alcuni giorni fa, di alcune copie del Corano in una base militare americana di Bagram.

Oltre alle cinque persone rimaste uccise nella sparatoria all'interno del ministero di Kabul, altre cinque sono morte e 66 sono rimaste ferite nel corso di un attacco contro un complesso Onu nella provincia di Kunduz (nel nord); altre 15 perosne sono rimaste ferite nel corso di violente manifestazioni a Mihtarlam, capitale di Laghman (nell'est). Proteste, più o meno pacifiche, si sono svolte anche nelle province di Logar, Kunar e Nangarhar (est), Sari Pul (nord), Parwan (centro) Kapisa e Nouristan (nord-est).