In materia di pubblicita' ingannevole "sarebbe opportuno inasprire" le sanzioni che ora non possono andare oltre i cinquecentomila euro. E' l'auspicio del presidente Antitrust. Lo condividiamo in toto. Il limite massimo delle sanzioni, seppur innalzato appena un anno fa, prima era di duecentomila euro, e' ancora del tutto insufficiente a dissuadere le aziende a dare informazioni pubblicitarie ingannevoli ai consumatori. Una proposta di legge da noi elaborata, e depositata nella scorsa legislatura dalla sen. Donatella Poretti [1], prevedeva una soglia massima di 10 milioni di euro. Invece, nell'agosto scorso, fu approvato il decreto legislativo 145 con sanzioni da 5 mila a 500 mila euro. Venti volte inferiore alla cifra che noi ritenevamo indispensabile affinche' le aziende, soprattutto quelle telefoniche, smettessero di concepire spot ingannevoli. Il motivo del totale disinteresse delle societa' rispetto alle multe dell'Antitrust e' presto spiegato. Facendo le debite proporzioni tra il reddito di un colosso come Telecom Italia e quello medio di un italiano, e' come se quest'ultimo, pizzicato con l'auto in doppia fila, fosse costretto ad offrire un caffe' al vigile. Ecco, per Telecom le multe dell'Antitrust sono un caffe', che molto volentieri viene offerto all'Authority [2]. Per questo speriamo che agli auspici dell'Antitrust seguano immediati provvedimenti del governo.
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