PALERMO - Carcere dell'Ucciardorne, Palermo. Dietro un vetro schermato sfileranno per la prima volta, uno dopo l'altro e tutti decisi ad accusare i loro carnefici: "E' lui, è lui che veniva per la messa a posto". Un riconoscimento "all'americana", in Sicilia non era mai accaduto prima. Saranno in diciotto. Ci sarà pure P. V., che il pizzo l'ha pagato ininterrottamente per ventidue anni. Dall'inizio del 1986. Mese dopo mese. E sempre allo stesso mafioso. Oramai non ce la fanno più a stare zitti. Ogni giorno c'è qualcuno che parla. Denunciano in massa. Piccoli e grandi commercianti, proprietari di bar e negozi di abbigliamento, pizzaioli, titolari di autosaloni, tabaccai, gelatai, salumieri. L'altro giorno si è presentato in Questura un venditore ambulante di olive. Versava appena 5 euro la settimana agli emissari del boss del Borgo Vecchio. Nonostante l'esigua somma richiesta ogni giovedì "per i festeggiamenti della patrona Sant'Anna", l'olivaro ha deciso comunque di ribellarsi. Ha fatto nomi e cognomi, ne ha incastrati cinque. E' la "rivoluzione" di Palermo contro il racket. E' il muro di omertà che crolla. "La città sta cambiando, nel giro di pochi mesi sono decine e decine i commercianti che hanno scelto di non pagare più", dice il questore Giuseppe Caruso.
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