sabato 16 agosto 2008

Georgia, guerra delle bugie - Georgia, guerra delle bugie

da Tblisi - Una guerra sporca, come tutte le guerre, una guerra particolarmente dolorosa come tutte quelle fratricide. E anche una guerra delle bugie, dove notizie e smentite si accavallano da tutte le parti con una frequenza tale da far sorridere se non ci fosse sullo sfondo una grande tragedia. Dunque, una guerra difficilissima da seguire dove l’unico modo è il solito: quello di andare a vedere sul posto. Scrivo queste note di fretta, rimandando ai prossimi giorni un quadro della situazione più lucido, proprio perché sto andando a Kaspi dove sarebbero arrivati ieri sera i carri armati russi. Il posto, una frazioncina, si trova ad appena quaranta chilometri da qui ed è insomma una presenza inquietante così a ridosso della capitale, anche se il generalone che ho conosciuto ieri, Borisov, ha confermato che le intenzioni non sono aggressive. E’ vero, non è vero, è l’ampliamento dell’occupazione russa del territorio georgiano oppure l’ennesimo lancio propagandistico per aumentare l’allarme? Vado lì per guardare con i miei occhi e soltanto allora sarò certo di offrire al telegiornale un’informazione autentica. Si ripropone insomma il problema degli inviati ai tempi dei Balcani e più recentemente nei teatri irakeni e afghani. La testimonianza diretta resta l’unico mezzo per districarsi in situazioni manipolate, dove si va per schieramenti. Ma è un impegno sempre più difficile e rischioso. In pochi giorni qui in Georgia sono già morti quattro reporter: una cifra allucinante in percentuale al tempo. Ieri e l’altro ieri sono stato fisso davanti alle porte di Gori assediata. E’ difficile lavorare. I russi (in realtà sono tutti del Daghestan) non gradiscono intrusioni.
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