Ci prova, il re leone della casa di riposo, ci prova, ruggisce, sogghigna, attacca, si agita sulla sedia, tenta di graffiare, alza gli occhi al cielo, smentisce il Berlusconi alla Casa Bianca (come se sapesse chi è o che cosa ha detto) chiarendo una volta per tutte con tono indignato che "io non sono Bush" come se l'avversario gli avesse dato del molestatore di bambine, perché avrà anche lui 72 anni, ma almeno sa che affiancarsi al presidente più impopolare nella storia dei sondaggi è come tuffarsi in mare con una macina da mulino al collo. Rimena l'aneddoto di "Joe the Plumber", Peppe lo Stagnino dell'Ohio, che ha tanta paura delle tasse di quel comunistone di Obama, alza il grido di ogni repubblicano quando si sente in gabbia, i democratici fanno "guerra di classe", e vincerebbe il dibattito se non cedesse alla tentazione di ascoltare le stolte sirene dei blog e dei network di destra che lo invitavano a riesumare spazzature da anni '60 da gettare sull'avversario. Purtroppo per lui, cede nel finale, come accade ai vecchi campioni rimasti troppo a lungo sul ring, ridiventando il vecchietto petulante e brontolone che aveva nascosto bene e se neppure questa sua valorosa prestazione riuscirà a spostare la lancetta dei sondaggi schiacciati dal quotidiano bollettino della catastrofe economica, vuol dire che il calco per il bronzo presidenziale si è ormai consolidato.
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