mercoledì 14 gennaio 2009

Berlusconi, cosa nasconde l'allegria

"Problemi tra di noi? Nessuno, abbiamo riso e scherzato su tutto. E poi, con l'opposizione ridotta in queste condizioni, come possiamo non essere allegri?". Siamo in Transatlantico, parla il presidente del Consiglio. Che allargando braccia e sorriso delle migliori occasioni confessa tutta la sua soddisfazione nell'avere una opposizione in crisi di identità e ripiegata su sé stessa. L'analisi è corretta, anzi cristallina. Da mesi, tranne qualche sussulto dei sindaci del Nord, il Pd non parla alle persone ma a sè stesso. E' scosso da divisioni, protagonismi, nodi politici irrisolti. E deve fare i conti con la crisi di quelle amministrazioni locali che un tempo furono il suo fiore all'occhiello e ora sono invece una spina nel fianco. Ma il problema non è l'analisi, ma i suoi effetti. Una opposizione in profonda crisi è un problema del Paese, esattamente come lo è Alitalia o l'inefficenza dell'apparato giudiziario. Nelle moderne democrazie l'assenza di una opposizione forte e credibile significa, nel medio periodo, scarsa trasparenza, perdita di coesione nazionale e in ultimo, minore competitività del sistema paese. Immaginate il premier che si dice allegro per il caos a Fiumicino o per la lentezza delle cause civili. Impensabile. L'unica spiegazione è che le parole del Cavaliere siano state pronunciate ad arte, per coprire le fibrillazioni che negli ultimi giorni hanno attaraversato la sua maggioranza. La strategia, però, suona almeno paradossale. Non si tratta di gridare al rischio di regime e alle velleità di dittatura dolce. Il nodo è la navigazione a vista del premier e l'assenza di prospettiva. Una opposizione che funzioni, con la crisi economica che morde, e un paese diviso e impaurito, non solo sfarina il Paese, ma alimenta le tensioni dentro la sua stessa compagine. Questo, che gli piaccia o no, non può che interessare anche lui.
http://www.repubblica.it/2009/01/sezioni/politica/giustizia-7/allegria-opposizione/allegria-opposizione.html

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