Datemi da una parte milioni di voti, toglietemi dall'altra parte un atomo di verità, ed io sarò comunque perdente. Lo scriveva Aldo Moro, al culmine della sua tragedia umana. Ora, nel turbine della tempesta economica, non pretendiamo che Giulio Tremonti dimostri la stessa "cifra" politica del grande statista democristiano.
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Ci sono tre questioni cruciali, che il governo Berlusconi e il suo famoso "mago dei numeri" non possono più eludere. La prima questione riguarda proprio la verità. Cioè il "che dire" agli italiani. È vero che questa crisi è la più complessa dell'ultimo mezzo secolo. È vero che cambia forma e sostanza di giorno in giorno. È vero che costringe i governi a ripetuti aggiornamenti statistici e continui interventi normativi. Accadde già nel '29, come ricorda John Galbraith nel suo formidabile Il grande crollo. Ma in tanta incertezza fisiologica, c'è una costante patologica: secondo tutti i maggiori osservatori internazionali l'Italia è tra le nazioni più in difficoltà. Insieme a Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna, compone in Eurolandia la mesta formazione dei "Pigs", i Paesi più a rischio dal punto di vista del debito, del deficit, della crescita, e quindi dell'affidabilità finanziaria e della stabilità monetaria. Per questo Tremonti ha il dovere di dire fino in fondo tutta la verità sulle reali condizioni della nostra economia. È una responsabilità politica, di fronte al Parlamento che già subisce un regressivo svuotamento delle sue funzioni costituzionali. Ma a questo punto è anche una responsabilità morale, di fronte alle famiglie che subiscono un progressivo peggioramento delle loro condizioni di vita.
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http://www.repubblica.it/2009/01/sezioni/economia/crisi-10/dovere-verita/dovere-verita.html
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