E’ deciso a dare battaglia, molto più sicuro di sé che nel primo interrogatorio. Il 23 dicembre, quando il gip Paola Russo e i pm dell’inchiesta «Magnanapoli» lo incontrano di nuovo in carcere, Alfredo Romeo usa toni a tratti aggressivi, a tratti sprezzanti quando parla degli assessori che, secondo l’accusa, corrompeva. E potrebbe addirittura essere interpretato come una minaccia quella che lancia durante la sua lunga premessa al confronto di tre ore e mezzo con i suoi accusatori.
Gli immobili del Comune
Dopo aver rivendicato l’efficienza della «Romeo» nella gestione degli immobili del Comune, l’imprenditore butta sul tavolo tutto il suo disprezzo nei confronti degli amministratori, non solo napoletani: «C’è una sorta di incompatibilità da parte della pubblica amministrazione nel gestire processi complessi, con l’interferenza micidiale dal punto di vista politico... Io potrei disegnarvi la mappa degli interessi elettorali attraverso i contratti di locazione... ereditati dal Comune di Napoli, o dal Comune di Roma. Sono sempre stati serbatoi dal punto di vista elettorale. Attenzione, noi viviamo in una città dove un avvocato viene ammazzato per recuperare il canone... noi ne gestiamo trentamila, con tutto quello che può significare andare a chiedere canoni a persone estremamente politicizzate».
CONTINUA ...
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