PALERMO - "Io unni sacciu nenti di sti cose". Totò Riina perde presto l'aria di vecchietto ottantenne di paese che parla sottovoce, i suoi occhi sembrano incendiarsi quando il procuratore di Caltanissetta Sergio Lari comincia a rivolgergli una domanda dietro l'altra sul "papello" e la trattativa durante le stragi del '92. In ogni domanda ci sono riferimenti precisi alle indagini e ai processi. Riina taglia corto: "Io non so niente di queste cose. Da me non è venuto nessuno". Dentro una stanzetta del carcere milanese di Opera, il capo di Cosa nostra in cella dal 1993 perde presto la pazienza quando si parla di "papello", si accalora, poi il tono della voce ritorna un sussurro. Comunque, ad ogni domanda c'è una risposta: è questa la vera novità che offre Riina rispetto al passato. Un tempo il padrino rifiutava qualsiasi contatto con i pm antimafia. Per tre ore si è protratta ieri mattina l'audizione del capo di Cosa nostra davanti al procuratore di Caltanissetta Lari, al suo aggiunto Domenico Gozzo e al sostituto Nicolò Marino. I magistrati avevano deciso l'incontro dopo aver letto sui giornali le parole che il 18 luglio Riina aveva affidato al suo legale, Luca Cianferoni: "Io sono stato oggetto e non soggetto della trattativa".
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http://www.repubblica.it/2009/07/sezioni/cronaca/mafia-8/riina-pm/riina-pm.html
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