Se c’era bisogno di una prova dell’incapacità del presidente del Consiglio di gestire i conflitti, anche di natura personale, in cui si trova coinvolto egli l’ha data con la querela ai giornali nei giorni scorsi. Gestire i conflitti, intendo, nell’unico modo in cui un uomo politico può e deve farlo: vale a dire politicamente. L'espressione «gestire politicamente» può significare tante cose: dal cercare di venire in qualche modo a patti con l’avversario, al pagare il prezzo che c’è da pagare, al rilanciare su altri piani con una forte iniziativa che imponga all’agenda politica di girare decisamente pagina, fino al fare finta di nulla. E invece, di fronte agli attacchi personali che gli stanno piovendo addosso da mesi, Berlusconi non ha fatto niente di tutto ciò. Anzi, con la querela alla Repubblica e all ’Unità ha aggiunto benzina al fuoco della polemica.
Perché? Perché egli non capisce l’importanza della suddetta gestione politica e/o non sa metterla in opera, si può rispondere. Ma forse c’è una ragione più semplice (e in certo senso più sostanziale): perché non è nel suo carattere, e Berlusconi sa bene che è proprio nel suo carattere, nel suo spontaneo modo di muoversi, di parlare, di reagire, che sta la ragione principale del suo successo come politico outsider. Un temperamento leggero e insieme pugnacissimo; e poi ottimista, sicuro e innamorato di sé come pochi e naturalmente disposto all’improntitudine guascona, all’iniziativa audace e fuori del consueto: questo è l’uomo Berlusconi, e questa ne è l’immagine che ha conquistato lo straordinario consenso elettorale che sappiamo. Perché mai un uomo così dovrebbe preoccuparsi di trovare una soluzione politica ai conflitti che riguardano la sua persona?
Continua ...
http://www.corriere.it/editoriali/09_settembre_07/dellaloggia_8246af0e-9b6c-11de-88f0-00144f02aabc.shtml
Nessun commento:
Posta un commento