ROMA - Nello scandalo a base di ricatti e video hard che ha travolto il governatore Marrazzo, resta ancora da chiarire il ruolo dei giornali contattati per l'acquisto del filmino realizzato dai carabinieri-infedeli. Almeno quattro, secondo i verbali di interrogatorio. Tra questi Libero - rivela l'intermediario Max Scarfone - che in realtà fu il primo: raggiunto in agosto dal "pappone" Gianguarino Cafasso, che mostrò la registrazione a due croniste del quotidiano. Una ricostruzione confermata dalla titolare dell'agenzia fotografica, Carmen Masi. La quale tra l'altro racconta che il 14 ottobre "l'editore Angelucci è venuto alla Photomasi e ha visionato il filmato, dimostrandosi interessato". Trattativa poi interrotta dall'intervento del direttore di Chi, Alfonso Signorini, che chiese alla Masi di bloccare tutto perché, oltre a Panorama, anche Marrazzo avrebbe chiamato per ritirare la merce dal mercato. Ed è qui che scatta la coincidenza, tutta da verificare. Perché l'editore di Libero voleva comprare il video, se il suo direttore lo aveva rifiutato? Una questione che tuttavia Giampaolo Angelucci smentisce alla radice. In una nota diffusa ieri, infatti, afferma di "non essersi mai recato nell'Agenzia PhotoMasi, non aver mai conosciuto, incontrato o parlato con la signora Masi e non aver mai visionato il filmato relativo alla vicenda".
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