A meno di ventiquattr’ore dalla sentenza della Corte Costituzionale che ha sancito l’illegittimità del cosiddetto Lodo Alfano, gli "uomini" più fidati del premier - Niccolò Ghedini e Gaetano Pecorella - hanno annunciato l’intenzione di continuare con la "riforma della giustizia".
Silvio Berlusconi non è certo il tipo da non prevedere le dovute, e necessarie, contromosse nel caso in cui trovasse sulla sua strada qualche ostacolo che gli impedisca di arrivare a segnare la "meta" decisiva.L’unico obiettivo del premier è quello che lo muove dal 1993, cioè da quando è "sceso in campo" - L’obiettivo è di evitere di essere sottoposto al giudizio della magistratura per reati per i quali alcuni dei suoi più stretti collaboratori sono stati condannati in primo grado (vedasi il processo a Marcello Dell’Utri e quello all’avvocato inglese David Mills) ovvero con sentenza passata in giudicato (vedasi la condanna definitiva emessa dalla Corte di Cassazione nei confronti di Cesare Previti).In realtà l’illegittimità costituzionale del Lodo Alfano sancita dalla Consulta non smuove di un millimetro il Cavaliere, ed i suoi legali, dalla strategia difensiva posta in essere negli ultimi otto anni: privare i giudici dei mezzi per poterlo condannare - E quei mezzi sono le norme giuridiche.Riformare la giustizia significa, per il Presidente del Consiglio, far approvare dal Parlamento - grazie all’ampia maggioranza di governo di cui dispone - le modifiche normative che portino all’impossibilità, per la magistratura, di proseguire i processi per intervenuta prescrizione del reato (almeno nel caso dei processi di Milano riguardante Mediaset e Media Trade).Gli attacchi di queste ore a tutto l’impianto costituzionale del Paese - dal Presidente della Repubblica alla stessa Corte Costituzionale - sono solo propedeutici a quella che Peter Gomez definisce la vera exit strategy.L’intenzione è di allungare all’inverosimile i tempi dei processi e puntare alla prescrizione.E’ lo stesso avvocato/parlamentare Ghedini ad annunciare l’intenzione di sottoporre alle camere un disegno di legge o un decreto - dipende dal "tempo" a disposizione del Cavaliere per l’ennesima porcata - per togliere il valore di prova alle sentenze passate in giudicato.
Continua ...
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