Più risorse per il rinnovo dei contratti pubblici, la stabilizzazione dei lavoratori precari, più investimenti per la scuola e la formazione ma anche la difesa della Costituzione che «non è un ferrovecchio» ne solo il nostro passato ma «anche il nostro presente»: sono le ragioni principali dello sciopero dei lavoratori pubblici e della conoscenza della Cgil che oggi sono scesi in piazza in migliaia tra Roma, Milano e Napoli per chiedere al Governo «meno tagli e più investimenti». Sulle adesioni allo sciopero torna in campo la guerra di cifre tra ministero e sindacati con la Fp-Cgil che parla con il segretario generale Carlo Podda di 50-60 per cento di assenze dal lavoro mentre il dicastero della Funzione pubblica calcola che la partecipazione alla protesta si attesti sul 9,7%. Ai cortei hanno partecipato, secondo gli organizzatori, 100.000 persone a Roma, 70.000 a Milano e 10.000 a Napoli. A Roma dove si concentrava la manifestazione della scuola ci sono stati scontri tra gli studenti, che volevano raggiungere il ministero dell’Economia, e le forze dell’ordine. «Il problema non sono le piazze - ha detto il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi - sono le effettive adesioni ad uno sciopero. Possono esserci piazze piene e posti di lavoro altrettanto pieni».
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