BERLINO - Da ieri, la Germania ha avviato la costruzione di un'enorme banca-dati, un computer centrale che registra e immagazzina informazioni su tutti i circa 40 milioni di lavoratori dipendenti: reddito ma anche assenze sul lavoro per malattia o altro, partecipazione a scioperi, ammonimenti o sanzioni disciplinari sul posto di lavoro. Si chiamerà Elena, come la bella di Troia contesa nell'Iliade di Omero, ma ai media in allarme evoca ricordi letterari ben meno epici: "Qualcuno si potrebbe chiedere in che Stato viviamo", scrive il prestigioso notista Heribert Prantl sulla Sueddeutsche Zeitung: "Nella Repubblica federale, Stato di diritto, o in '1984' di George Orwell?". L'incubo del cittadino trasparente, la paura dell'abolizione di fatto del diritto alla privacy grazie ai mezzi illimitati dell'elettronica e del virtuale, segna questo inizio d'anno nella prima potenza europea.
I media, ma anche sindacati e alcuni partiti politici criticano duramente il progetto, e preannunciano proteste e appelli alla Corte costituzionale.
Sembra un paradosso, ma proprio la Germania, considerata la più stabile e garantista tra le grandi democrazie del mondo libero, si è decisa a varare un sistema che solleva pesanti riserve e timori di un abuso o uso illecito dei dati. L'iniziativa risale al 2002, al governo Schroeder. Elena, nella sigla in tedesco, vuol dire "Elektronischer Entgeltnachweis", cioè in pratica documentazione elettronica del reddito. Fin qui, nulla di particolare.
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http://www.repubblica.it/2010/01/sezioni/esteri/germania-banca-dati/germania-banca-dati/germania-banca-dati.html
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