Lievemente feriti il fratello del piccolo e lo zio. La sparatoria ieri sera alla periferia di Sant’Elisabetta
AGRIGENTO. Un'auto supera alcune vetture incolonnate, di ritorno da una gita in campagna, e si affianca a una Seat Ibiza sulla quale viaggiano uno zio e i suoi due nipoti, uno dei quali ha solo sei anni. All'improvviso dal finestrino sbuca un fucile e in un attimo una grandinata di pallettoni investe l'utilitaria mandando in frantumi i vetri e sforacchiando la carrozzeria. Uno dei proiettili si conficca nella testa del piccolo Salvatore, che cade riverso in una pozza di sangue; riescono invece a scampare miracolosamente alla tempesta di piombo il fratello maggiore del bimbo, Vincenzo, che ha 16 anni, e lo zio, Carmelo Marotta, di 30, feriti di striscio a un braccio e al viso.
La sparatoria è avvenuta ieri sera alla periferia di Sant'Elisabetta, paese dell'entroterra agrigentino considerato uno storico feudo di Cosa nostra. Ed è proprio un agguato di stampo mafioso la pista che gli investigatori sembrano privilegiare, senza tuttavia scartare a priori altri moventi, compreso quello privato. Ad avvalorare questa ipotesi, secondo quanto si è appreso negli ambienti della Squadra mobile di Agrigento che sta conducendo le indagini, ci sarebbe una parentela "importante" con un boss di spicco dell'agrigentino: Salvatore Fragapane, 54 anni, ex capo provinciale di Cosa nostra già condannato all'ergastolo. Altri esponenti della 'famiglia' Fragapane sono stati arrestati e condannati in passato con l'accusa di associazione mafiosa. Ma il capo indiscusso resta Salvatore, che avrebbe retto le redini del mandamento di Agrigento fino al momento del suo arresto, avvenuto il 25 maggio del 1995 nelle campagne di Casteltermini.
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