Maroni sollecita maggioranza e opposizione a "deporre le armi". Il presidente della Camera ribadisce: il Cavaliere faccia un passo indietro. Il Guardasigilli Alfano: "Il premier va dai giudici, non dai pm"
ROMA - L'appello alla tregua politica arriva dalla Lega, preoccupata che le tensioni possano bloccare il progetto federalista tanto caro al Carroccio. Ma nelle stesse ore continua lo scontro tra il premier e i suoi fedelissimi e il presidente della Camera Gianfranco Fini. Che, oggi, in un'intervista al Corriere Adriatico, chiede le dimissioni del presidente del Consiglio. Provocando l'irata reazione del Pdl. "Berlusconi è stato eletto dagli italiani, Fini è alla presidenza della Camera con il voto della maggioranza - replica Alfano - Anche noi chiediamo giustizia e non giustizialismo, giudizi e non pregiudizi. Ci sottoponiamo al giudizio di moralità ma non di moralismo". Poi tocca a Fabrizio Cicchitto: "Fini dimostra di non essere affatto super partes e di conseguenza deve essere lui a dimettersi da presidente della Camera e a condurre a viso aperto la sua battaglia politica, senza godere di una posizione istituzionale".
Nel pieno della bagarre il ministro dell'Interno Roberto Maroni, dalle colonne del Corriere della Sera, chiede a maggioranza e opposizione di "deporre le armi" per consentire di "affrontare e risolvere i problemi reali del Paese". Ricordando che il prossimo 2 febbraio il Parlamento voterà o meno il federalismo fiscale targato Carroccio. Snodo decisivo per il proseguimento della legislatura. Cauta la replica dei finiani. Adolfo Urso che apprezza l'appello alla "tregua" ma chiede che il Cavaliere "abbia un comportamento diverso nei confronti delle istituzioni, in sintonia con quanto auspicato dal presidente della Repubblica. Berlusconi si presenti nelle sedi competenti per spiegare quanto accaduto invece di gridare al complotto accusando gli altri organi dello Stato".
L'appello di Maroni, però, giunge nel pieno del ciclone Ruby. Che non accenna a placarsi. "Non è vero che Berlusconi non va dai magistrati: non va dai pubblici ministeri ed è una strategia che la legge consente all'indagato. Credo che si recherà invece dai giudici quando la questione dovesse riguardare appunto i giudici e non i pm", dice il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, intervistato da Maria Latella su Sky Tg24. N
Ed è proprio sugli scenari futuri che si avvita una nuova polemica. Che prende il via dalle parole di Walter Veltroni 1 che, ieri al Lingotto, aveva parlato di un governo "di tutte le forze per uscire dall'emergenza". Affermazioni in cui Cicchitto vede "il compimento dell'operazione mediatico-giudiziaria" che punterebbe "a riproporre il governo tecnico e di responsabilità". "L'unica via alternativa a questo governo,che invece ci auguriamo possa continuare a governare, sono le elezioni anticipate", taglia corto il capogruppo del Pdl a Montecitorio. Scaccia i timori anche Alfano: "Non c'è alcuna possibilità che la Lega ascolti le 'sirene' dell'opposizione. Non è possibile, quindi, che le cose dette da Veltroni ieri possano far cambiare linea al Carroccio".
Infine il sindaco di Roma Gianni Alemanno, i ministri Ignazio La Russa, Altero Matteoli, Giorgia Meloni, il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano e il capogruppo Pdl al Senato Maurizio Gasparri si schierano con Berlusconi. Mandando una lettera al berlusconiano Giornale. Per la pattuglia degli ex An "il berlusconismo ha avuto il merito di rendere "orgogliosi" gli italiani, almeno quelli che appartengono "a famiglie normali" e quelli che "non rivendicano i matrimoni per gli omosessuali".
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