All'esame il pc del consigliere laico del Csm, che smentisce di aver consegnato i documenti sul pm Boccassini alla cronista del "Giornale" Greco. Che denuncia perquisizioni personali: "Ho dovuto spogliarmi integralmente". Interviene anche l'Unione delle Camere penali: "Spiegamento di mezzi inusitato"
ROMA - Sequestrati il computer e alcuni documenti a Matteo Brigandì, durante una perquisizione presso l'abitazione privata del componente laico del Csm e ex parlamentare della Lega, la scorsa notte. Il componente dell'organo di autogoverno della Magistratura è indagato per abuso d'ufficio con l'accusa di alla cronista delGiornale, Anna Maria Greco. La giornalista è al centro di una polemica per le modalità di svoglimento delle indagini, che hanno comportato una perquisizione fisica.
A proposito degli atti, Brigandì smentisce ogni cosa: "Ho fatto richiesta di quella documentazione al Csm perchè volevo documentarmi personalmente. Non ho divulgato le carte in alcun modo. Nè ho parlato con nessuno di quanto vi avevo letto. Sfido chiunque - afferma Brigandì - a dimostrare il contrario". Intanto, L'ufficio del consigliere laico è stato dissequestrato.
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