Roma, 14 set. (Ign) - Il ricorso all’Aja contro il Papa, ''non sta - è il caso di dirlo - né in cielo né in terra''. Lo afferma in un'intervista al 'Corriere della Sera' Tommaso Edoardo Frosini, ordinario di diritto pubblico comparato all’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli.Secondo Frosini la Corte dell'Aja ''senza dubbio dichiarerà inammissibile il ricorso''. E ne spiega le ragioni: ''Innanzitutto, più che di un ricorso giurisdizionale vero e proprio, mi sembra una provocazione mediatica, per far ritornare alla ribalta il caso della pedofilia di alcuni membri del clero. Ma qualsiasi avvocato sa che un ricorso del genere non ha nessuna possibilità non solo di essere accolto, ma anche di essere esaminato nel merito. Per almeno due motivi veramente insormontabili''.''Innanzitutto dal punto di vista giuridico - prosegue il docente - lo Stato della Città del Vaticano è uno Stato indipendente e sovrano che non ha aderito allo Statuto di Roma sulla Corte Penale Internazionale. Inoltre la competenza del Tribunale è limitata ai crimini che riguardano la comunità internazionale nel suo insieme, come il genocidio, i crimini contro l’umanità, i crimini di guerra (cosiddetti crimina iuris gentium) e il crimine di aggressione. La Corte poi ha una competenza complementare a quella dei singoli Stati, e dunque può intervenire solo se e solo quando gli Stati non vogliono o non possono agire per punire crimini internazionali''.''Ma c’è un motivo ancora più sostanziale - spiega Frosini - La persona del Papa gode di una immunità assoluta, persino all’interno delle Mura vaticane''.
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