domenica 10 febbraio 2008

AAA, vendesi terreno No Tav

Gli oppositori acquistano un metro quadrato a testa nell'area dove apriranno i cantieri
Da occupanti abusivi a proprietari con diritto di essere presenti sul posto in qualunque momento, anche con la polizia. Bastano 15 euro a testa per aver diritto a un metro quadrato di terra a Colombera di Chiomonte, il nuovo sito individuato da governo e Ltf come punto di sbocco del tunnel di base della Torino-Lione. Ieri mattina alcuni esponenti dei Comitati hanno sottoscritto davanti a un notaio il compromesso per il cambio di proprietà di 249 metri quadrati di terreni che hanno ricevuto in regalo e l’atto di acquisto di altri 1251 mq. Domani, sempre di fronte al notaio, inizierà la trasformazione dei lotti in tantissime proprietà indivise.«Abbiamo deciso di inaugurare una nuova strategia per contrastare l’avvio dei cantieri», spiega Alberto Perino, diventato famoso ai tempi degli scontri di Venaus come il Bové della Valsusa. I Comitati hanno fatto tesoro di quell’esperienza e hanno deciso di acquistare «una quota dei terreni dove dovrebbero essere aperti i cantieri». E dunque ecco «mille, 5 mila, 10 mila proprietari di terreni che saranno scelti a macchia di leopardo dove dovranno avvenire gli espropri e le occupazioni temporanee».Le conseguenze? La ditta che dovrà installare il cantiere sarà costretta a inviare migliaia di comunicazioni per convocare sul posto i proprietari per la presa d’atto dell’occupazione temporanea. Non ci saranno poche decine di persone, come a Seghino di Mompantero. In caso d’avvio dei lavori d’ispezione ci saranno i proprietari, i familiari stretti, quelli lontani. «Un fiume di gente che avrà il diritto di trovarsi lì in qualunque momento, e nonostante qualunque forza di polizia o esercito», dice Perino.Il referendum L’iniziativa dei Comitati è anche uno strumento di pressione nei confronti del sindaco di Chiomonte, Renzo Pinard, che ha continuato a mantenere aperto un canale di dialogo col governo Prodi, prima della crisi. Il sindaco ha sempre affermato di voler affidare la decisione sul dire sì o no al nuovo tracciato a un referendum tra i poco più di mille abitanti di Chiomonte. Un’idea non condivisa dal movimento. Che succederà adesso? «Se ragionassi come “No Tav” direi che è una furbata, un’iniziativa intelligente ma più realisticamente dico di smetterla di fare i bambini mettendo in piazza notizie che non sono vere. Non è scritto da alcuna parte che il cantiere o il deposito di smarino verranno messi alla Colombera». E aggiunge: «Spero solo che rimanga aperto il dialogo e che il “No Tav” permetta sempre il confronto con il “Sì Tav”».Già, in queste ultime settimane in Valsusa si sono moltiplicati i segnali di disagio di una parte degli abitanti per questo No assoluto alla Torino-Lione. C’è chi pensa che la linea ad alta velocità porterà lavoro in valle. I Comitati hanno deciso di riprendere l’iniziativa - anche dal punto di vista mediatico - e di tornare in piazza. Mercoledì a Condove è stato organizzato un presidio che si svolgerà in contemporanea con la riunione del tavolo politico che si svolgerà a Palazzo Chigi. Un modo per ricordare ai sindaci - che nelle stesse ore saranno a Roma per discutere col governo il futuro dell’Osservatorio guidato da Mario Virano - che i Comitati e un gruppo di una novantina di amministratori locali su oltre 600 vogliono l’uscita degli esperti valsusini da quell’organo tecnico.Sul fronte opposto c’è il ministro delle Infrastrutture, Antonio Di Pietro, che punta ad allargare e potenziare il ruolo dell’Osservatorio perchè inizi a esaminare le potenzialità e i limiti del nuovo tracciato. Una posizione che troverà l’opposizione di Rifondazione Comunista. Ieri a Torino, nel corso della Conferenza nazionale operaia del partito, prima il ministro Paolo Ferrero poi il segretario Franco Giordano hanno rilanciato un netto No alla Tav. Antonio Ferrentino, presidente della Comunità Montana della Bassa Valle, spiega: «Noi siamo interessati a mantenere aperto il dialogo ma non possiamo accettare forzature: l’Osservatorio può andare avanti lavorando sull’analisi delle criticità del nodo di Torino».

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