La delegazione internazionale, composta da 22 attivisti e giornalisti italiani e da 2 spagnoli, questa mattina è bloccata nella località di El Arish, a soli 25 km dal valico di Rafah. Già ieri per tutto il tragitto dall'aeroporto del Cairo alla località egiziana vicina al confine con la Striscia di Gaza il pullman che trasportava i delegati italiani di numerose associazioni di solidarietà con la Palestina era stato scortato fino all'albergo di El Arish per timore che volesse proseguire direttamente alla volta della frontiera; le autorità egiziane hanno da subito ribadito che agli stranieri non sarebbe stato permesso di raggiungere il posto di confine, a maggior ragione vista l'assenza di parlamentari o rappresentanti istituzionali. Intorno alle 10 di questa mattina 8 automezzi della polizia egiziana circondavano ancora l'hotel dove hanno passato la notte gli italiani ai quali viene impedito dai poliziotti del Cairo di allontanarsi anche solo dal centro della cittadina. Contatti sono in corso con i rappresentanti diplomatici affinché intervengano sulle autorità egiziane; ma ancora questa mattina i diplomatici del consolato di Sharm el Sheik hanno affermato che, non essendo stata avviata una trattativa formale con il governo egiziano, non ci sono possibilità che agli italiani venga permesso di raggiungere il valico di Rafah dove comunque per le ore 12 (le 11 in Italia) è confermata la manifestazione contro l'assedio israeliano ed internazionale alla Striscia di Gaza. La delegazione italiana ha comunque denunciato il disinteresse dimostrato dai rappresentanti in Egitto del governo italiano.Vista l'impossibilità di raggiungere la dimostrazione a causa del divieto apposto dalle autorità egiziane la delegazione italiana si recherà nella sede di El Arish del Comitato di sostegno all'Intifada dal quale verrà effettuata una diretta telefonica con la manifestazione di Rafah, esprimendo così comunque la condanna dei democratici e dei progressisti italiani per un incredibile assedio che sta provocando immani sofferenze a un milione e duecentomila palestinesi rinchiusi da mesi all'interno di un fazzoletto di terra che dagli stessi inviati dell'ONU e dell'UE nella regione è stato equiparato ad una "prigione a cielo aperto".
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