PALERMOUna «paghetta» di 400 euro al mese, per sei mesi, per 30 mila laureati del Sud Italia (tra cui 8 mila siciliani), e un premio di 3 mila euro per le imprese che decidano di stabilizzarli dopo il tirocinio. Il vice ministro allo Sviluppo economico, Sergio D’Antoni, annuncia a Palermo, in occasione della tappa siciliana del «Giro d’Italia tra gli atenei», le nuove misure per frenare la fuga dei cervelli e dare una spinta di innovazione al Mezzogiorno. «Nonostante lo scioglimento anticipato delle Camere - ha detto - onoriamo l’impegno assunto con il decreto che consentirà di avviare gli stage retribuiti». Ci sono a disposizione 144 milioni di euro per garantire la «paghetta» e altri 58.5 milioni per le imprese che decidano di stabilizzare questi giovani. Preoccupanti le cifre dell’emigrazione dal Sud fornite da D’Antoni: «Negli ultimi anni sono andati al Nord in 120 mila, un fenomeno che non si vedeva dagli anni Sessanta. Ma se allora c’erano le rimesse degli emigranti, questa volta i soldi restano lì, spreco assoluto di risorse». Non è la sola preoccupazione emersa nel corso della kermesse sullo sviluppo economico, organizzata dal ministero, dalla Fondazione Crui, e dal «Nilo», il network dei Liaison Office delle università siciliane, la rete coordinata da Antonino Valenza e messa in campo dagli atenei dell’Isola per valorizzare la ricerca scientifica e trasferirla efficacemente al tessuto produttivo siciliano. Giuseppe Silvestri, rettore dell’Università di Palermo e presidente della Cru (la conferenza dei rettori siciliani) ha lanciato cifre allarmanti sulla capacità di competizione del sistema Italia e del sistema Sicilia in termini di innovazione: «L’Italia è al 23esimo posto in Europa per capacità innovativa - ha detto - seguita soltanto da Spagna, Ungheria, Portogallo, Polonia, Romania, Turchia. E, se scendiamo nel dettaglio dei comprensori, la Sicilia è al 177esimo posto in Europa, prima soltanto della Puglia e della Calabria. Per inciso, la classifica è guidata con un coefficiente di 99/100 da Stoccolma, la capitale del Paese, la Svezia, che più di tutti in Europa investe sulla ricerca, l’alta formazione, l’innovazione». Per rispondere a questo allarme, quindi, reso sempre più acuto dai tagli di finanziamento ordinario agli Atenei e alla scarsità di risorse che il Paese complessivamente investe su sviluppo e innovazione, serve, secondo Silvestri, una terapia d’urto. Carlo Sappino, capo dipartimento per le Politiche di sviluppo e di coesione del ministero dello Sviluppo economico, ha fornito una prima risposta: «Nel Quadro strategico nazionale 2007-2013 ci sono 23 miliardi destinati all’istruzione, alla valorizzazione delle risorse umane e al sostegno della ricerca di Università e imprese. Siamo al secondo posto, tra i 27 Stati membri della Ue per volume di risorse destinate alla ricerca e all’innovazione. Nel Mezzogiorno l’impegno italiano è ancora più forte e copre il 34 per cento delle risorse comunitarie». Emanuela Stefani, direttore della Fondazione Crui, ha annunciato una nuova iniziativa a favore dei giovani laureati: premi da 2000 euro per le migliori dieci tesi e, per chi vince, stage retribuiti al ministero delle Risorse economiche (le informazioni sul sito della Fondazione). Un tipo di iniziative che, stando ai dati di Antonino Salerno, presidente di Assindustria Palermo, hanno avuto finora un risultato positivo, se il 41 per cento dei 100 giovani coinvolti nel Progetto «Lavorando s’impara», varato dall’università di Palermo in collaborazione con l’associazione, è stato assunto dalle imprese in cui ha fatto lo stage.Presenti i rettori dell’Università di Messina, Francesco Tomasello, di Enna, Salvo Andò, la delegata del rettore di Catania, Margherita Poselli, tutti a sottolineare la necessità di «fare sistema». Per Giuseppe Incardona, dirigente generale del dipartimento all’Industria dell’assessorato regionale all’Industria, «la Regione siciliana si impegnerà per spingere sempre più gli Atenei e le imprese a fare rete». «Anche se a corto di fondi - ha detto Patrizio Bianchi, presidente della Fondazione Crui - il sistema universitario riesce a sostenere la ricerca ed è la spina dorsale di innovazione del Paese».
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