Allarme Ue: a rischio un bambino su 4
Il tasso di bambini a rischio povertà in Italia è al 25%, esattamente come in Lituania, Romania, Ungheria. A lanciare l'allarme è la Commissione europea nel suo rapporto 2008 sulla protezione e l'inclusione sociale. Sotto accusa anche gli aiuti sociali, che secondo il rapporto hanno "scarsa incidenza" sulla povertà infantile. Peggio di noi stanno solo Lettonia e Polonia. La popolazione bisognosa nel Belpaese è pari al 20%.
E' un quadro a tinte fosche quello che emerge dal rapporto appena diffuso da Bruxelles: la povertà avanza e interessa dunque soprattutto la popolazione più indifesa, in particolare i bambini. Ma con standard simili al nostro sono anche, oltre a Paesi dell'Est, anche Stati com la Spagna, la Grecia, il Lussemburgo, il Portogallo. Tutti si trovano, come si legge nel rapporto, "nel gruppo dei Paesi che registrano livelli relativamente elevati di povertà infantile". "Anche se il numero di bambini i cui genitori sono disoccupati è basso, questi Paesi sono caratterizzati da livelli molto elevati di povertà tra i lavoratori in seno alle famiglie e da una scarsa incidenza degli aiuti sociali".Questi Stati, avvertono dunque a Bruxelles, "dovrebbero adottare delle strategie globali per sostenere meglio i redditi delle famiglie e facilitare l'accesso a lavori di qualità". Tra i bambini britannici e spagnoli a rischio povertà sono 24 su cento, tra i greci si scende a 23. Più fortunati i piccoli danesi e finlandesi, tra i quali solo 10 su cento sono a rischio, ma anche i ciprioti (11%), i tedeschi e gli sloveni (12%), i francesi e gli olandesi (14%), i belgi, gli austriaci e gli svedesi (15%).Anche nel ricco Lussemburgo sono tanti i bambini che vivono in condizioni di bisogno: a rischio povertà sono il 20% dei piccoli, per una situazione peggiori di Bulgaria e Repubblica Ceca (16%). Ma, come spiega la stessa Commissione, si tratta di dati basati sul potere d'acquisto effettivo in ciascun Paese esaminato. Quanto al totale della popolazione in situazione più difficile economicamente, più vulnerabile, nel Belpaese raggiunge il 20%, identico livello di lituani e spagnoli.
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