giovedì 27 marzo 2008

I monaci di Lhasa in lacrime gridano ai giornalisti occidentali "Il Tibet non è libero"

Al vertice dei ministri degli Esteri in Slovenia, il Tibet rischia di diventare il pomo della discordia. Sarkozy e diversi leader dei paesi ex comunisti premono per non partecipare ai Giochi. Posizione che si scontra però con Gb, Cipro e Danimarca. D'Alema cerca una terza via: vuole invitare il Dalai Lama a Bruxelles Roma, 27 marzo 2008 - Sulla questione tibetana, la posizione ufficiale dell'Unione europea è nota da tempo: niente boicottaggio né dei Giochi Olimpici di Pechino, né della cerimonia inaugurale. Ma la pressione mediatica aumenta, il tema diviene sempre più sensibile e questo fine settimana, al vertice dei ministri degli Esteri in Slovenia, il Tibet da argomento ai margini dell'agenda rischia di diventare piatto principale. E l'Unione rischia - di nuovo - di prestare il fianco alle critiche di chi sostiene che la politica estera comune è un'utopia. Diversi leader dei paesi ex comunisti hanno annunciato l'intenzione di non andare a Pechino. Come il premier polacco Donald Tusk: "Non vogliamo primati, ma già alcuni giorni fa dissi che la presenza di leader politici all'inaugurazione dei Giochi non mi sembra opportuna" ha detto oggi. Il presidente estone Toomas Hendrik Ilves ha promesso la sua assenza e anche il presidente ceco, Vaclav Klaus, ha annunciato ieri che non ci sarà: privatamente però, sul suo sito web, e senza citare il Tibet. Continua ... http://qn.quotidiano.net/2008/03/27/75731-monaci_lhasa_lacrime.shtml

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