L'ex 'numero tre del Sisde' e capo della mobile di Palermo Bruno Contrada, condannato dalla Cassazione a dieci anni di reclusione per aver aiutato 'Cosa Nostra', riceverà - per decisione depositata oggi dalla stessa Suprema Corte - 25mila euro come risarcimento per i danni "sofferti all'onore e al decoro", nel 1993, per essere stato indicato come 'u dottore' (in una foto e in una didascalia comparsi solo all'anteprima del film 'Giovanni Falcone' di Giuseppe Ferrara), responsabile di deviazioni dei servizi segreti.A nulla è servito al regista Ferrara - autore di tanti film di denuncia sui 'misteri d'Italià - e alla sceneggiatrice Armenia Balducci, che insieme a lui dovrà pagare i danni a Contrada, far presente che, quando uscì il film sulla strage di Capaci, Contrada era stato arrestato con l'accusa di concorso esterno mafioso e quindi l'accostamento della sua figura come 'simbolo' dei servizi deviati (che per lungo tempo avevano protetto i boss dall'arresto) era perfettamente lecita in base al diritto di critica. Ma la Suprema Corte - sentenza 3267 della Terza sezione civile - ha replicato che film come quelli di Ferrara devono essere considerati come documentari nei quali, in base alle meno elastiche 'leggi' che governano il diritto di cronaca, deve essere dimostrata la verità di tutti i fatti addebitati a qualcuno. Esce in questo modo confermata la sentenza emessa nel 2002 dalla Corte di Appello di Roma che, pur condannando al risarcimento, aveva comunque abbassato a 25 mila euro la condanna che in primo grado - nel 1998 - il Tribunale aveva liquidato in 200 milioni di vecchie lire. Dopo l'anteprima, le copie del film furono proiettate nelle sale senza foto nè didascalia. Nessuna condanna, invece, per la la casa di produzione del film, la 'Clemi' di Giovanni Di Clemente. red (13 feb 2008, 17:05)
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