Contestando i progressi in Iraq sbandierati dal presidente George W. Bush e dal probabile candidato presidenziale John McCain, la maggioranza democratica del Congresso ha lanciato un nuovo attacco contro le politiche di guerra dell'amministrazione, cambiando tuttavia strategia. Abbandonato il tentativo, fallito lo scorso anno, di approvare una legge che obbligasse la Casa Bianca a ridurre delle truppe, questa volta l'approccio si concentra principalmente sui costi delle operazioni militari e le loro implicazioni su un'economia già in rallentamento. Citando le testimonianze di comandanti del Pentagono, i democratici hanno anche sottolineato la situazione di difficoltà in cui si trova l'esercito, e hanno ribadito che la guerra al terrorismo dovrebbe essere combattuta principalmente in Afghanistan e Pakistan, non in Iraq. Come riportato dal New York Times, ieri, una coalizione di associazioni democratiche supportate dall'ex candidato presidenziale John Edwards ha annunciato una campagna da 20 milioni di dollari per rendere l'opinione pubblica consapevole "dei costi schiaccianti della guerra". Intanto i candidati ancora in corsa per la Casa Bianca hanno duramente criticato la notizia, annunciata dal Pentagono, che dopo il ritorno a casa dei rinforzi inviati lo scorso anno, in Iraq resteranno comunque 8 mila soldati in più rispetto a prima. Il cambio di strategia era necessario, dal momento che nel settembre scorso la maggioranza non è riuscita ad approvare una normativa che avrebbe costretto l'amministrazione a cambiare le proprie politiche.
Fonte: Apcom
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