LONDRA - Tempi duri per le maggiorate inglesi. Non bastavano i canoni imposti da una società ossessionata dalla magrezza, né l'onnipresenza su giornali e tv delle ragazze grissino stile Kate Moss. Ora le donne dotate di seno generoso si vedono colpite anche nel portafoglio. La catena di negozi Marks & Spencer ha messo un sovrapprezzo sui reggiseni di taglia grande. Due sterline in più, circa tre euro, per i modelli in versione "large". Non una cifra da capogiro, ma una somma dal valore simbolico. Una "tassa sulle tette", l'hanno ribattezzata. E hanno scatenato una protesta in piena regola: una raffica di lettere e reclami all'azienda e, come al solito nell'era della Rete, anche un picchetto "virtuale" che si raggruppa intorno a una pagina di Facebook, che in pochi giorni ha raggiunto quota 700 membri. A scatenare la polemica è stata una venticinquenne di Brighton, Beckie Williams, che ha creato "Busts 4 justice", movimento di protesta che accusa Marks & Spencer, M&S, di violare il "principio di uguaglianza, che dovrebbe essere applicato alla biancheria intima, così come succede con i vestiti". Pantaloni e magliette hanno lo stesso prezzo a prescindere dalla grandezza, si legge sulla homepage del gruppo, dove campeggia la foto della curvilinea Lynda Carter, che ha interpretato Wonder Woman. Ecco perché le portatrici di taglie grandi si sentono discriminate.
Continua ...
Nessun commento:
Posta un commento