ROMA - Quando alla guida del ministero per l'Ambiente c'era Altero Matteoli, lo scandalo riguardò il sistematico tentativo di lottizzazione dei vertici degli allora 23 Parchi nazionali. Manovra in parte fallita in seguito alla disfatta del centrodestra nelle elezioni regionali del 2005. Ora il suo successore Stefania Prestigiacomo lamenta che le aree protette sono diventate "un poltronificio", ma dietro la denuncia secondo i difensori dei Parchi si nasconde un pericolo persino peggiore. Ad ascoltare i gridi di allarme di ambientalisti e Federparchi, la minaccia questa volta è quasi mortale e viene da lontano. Prima il ministro dell'Economia Giulio Tremonti ha inserito 19 dei 24 enti che gestiscono le grandi aree naturali protette tra quelli inutili da abrogare. Decisione frutto, pare, di un automatismo sbagliato nella scrittura della prima versione del Dpef. Nelle stesure successive il testo è stato effettivamente corretto ("l'utilità" degli Enti Parco rimane comunque sub iudice e dovrà essere valutata di anno in anno), ma negli orientamenti della maggioranza la sostanza è rimasta intatta. La manovra economica prevede infatti tagli consistenti, con la riduzione del numero dei dipendenti di supporto impiegati in attività non istituzionali e la riduzione degli stanziamenti per la contrattazione integrativa.
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