Rashid Ismail Khalidi, docente della Columbia University di New York, in un articolo sul quotidiano americano ‘New York Times' tradotto da MISNA mette in prospettiva storica la guerra in corso a Gaza. Quasi tutto ciò che siete stati portati a credere su Gaza è sbagliato; alcuni punti essenziali sembrano mancare nel dibattito, sviluppato in particolare dalla stampa,sull'attacco di Israele contro la Striscia di Gaza. La maggior parte delle persone che vivono a Gaza si trova lì non per sua scelta. La maggioranza del milione e mezzo di abitanti compresso nelle circa 140 miglia quadrate della Striscia di Gaza appartiene a famiglie provenienti da città e villaggi esterni alla Striscia come Ashkelon e Beersheba. Queste famiglie sono state spinte a Gaza nel 1948 dall'esercito israeliano. Gli abitanti di Gaza hanno vissuto sotto l'occupazione di Israele dalla 'guerra dei sei giorni' del 1967. Israele è ancora largamente considerata una forza occupante sebbene abbia ritirato truppe e coloni nel 2005; controlla infatti gli accessi all'area, le importazioni e le esportazioni, i movimenti della popolazione sia in ingresso che in uscita. Israele ha il controllo dello spazio aereo di Gaza e della costa, le sue forze entrano a Gaza ogni qual volta vogliono. In quanto potenza occupante, Israele ha la responsabilità del benessere della popolazione della Striscia, ai sensi della IV convenzione di Ginevra. La chiusura dei confini imposta da Israele alla Striscia, con il sostegno degli Stati Uniti e dell'Unione Europea, è aumentata e divenuta sempre più severa da quando Hamas ha vinto le elezioni legislative nel gennaio del 2006. Carburante, elettricità, importazioni, esportazioni e movimenti di persone in ingresso e in uscita sono stati lentamente impediti portando così a problemi sanitari che minacciano vite umane, difficoltà nel reperimento di acqua e nei trasporti. Il blocco ha causato un aumento della disoccupazione, carenza di mezzi di sussistenza e malnutrizione.
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