Il governo ha presentato - all’interno del decreto anticrisi, quello che prevede aiuti e incentivi per le industrie, tanto per intenderci - un articolo di legge, secondo il quale le pubbliche amministrazioni possono mandare in pensione i propri dipendenti che hanno raggiunto i 40 anni di contributi includendo nel computo anche gli anni della laurea o del servizio militare, tornando - de jure e de facto - al meccanismo iniziale secondo il quale può essere collocato a riposo anche chi supera la soglia dei “40anni” solo per via dei contributi figurativi (riscatto laurea e servizio militare). Ma c’è un però. Chi viene mandato in pensione per raggiunti limiti d’età contributiva dovrà, però, aspettare qualche anno prima di vedere la buonuscita. Il neo-pensionato, infatti, non vedrebbe un euro di buonuscita se non dopo il 2013. Il provvedimento se così varato dalle camere, porterà allo Stato qualche risparmio reale, dacchè, mandando "normalmente" a casa un dipendente pubblico, con tanto di liquidazione, non si ottengono grandi riduzioni di spesa, visto che a quel dipendente lo Stato continuerà a pagare la pensione. Anzi, il primo anno si avrebbe persino un aggravio delle uscite, per via appunto delle liquidazioni. Ecco perché qualcuno a Via XX Settembre ha pensato bene di congelare le liquidazioni dei travet.
Ma è mai possibile che soltanto in questo modo Tremonti riesce a far cassa?
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