Nel 2001, non appena insediato al dicastero di Grazia e Giustizia, il ministro Roberto Castelli aveva annunciato la sua opera di riforma del sistema giudiziario nazionale. Con il rigore imposto dalla sua professione. «Sono un ingegnere», disse, «e nel mio Dna c’è un’attenzione particolare all’organizzazione». Per onorare l’impegno, non ritenendo forse all’altezza le professionalità dei funzionari del ministero, preferì che il suo capo di gabinetto Settembrino Nebbioso e il suo vice Alfonso Papa (ora deputato Pdl) stipulassero due contratti di consulenza, uno nel dicembre 2001 e l’altro nel marzo 2003, con la Global Brain Partners di Alberto Uva, società che Castelli aveva scelto in base alle competenze dei suoi componenti. 86 mila euro nel primo caso (liquidati nonostante nessuno abbia mai visto la relazione sul lavoro svolto) e 200 mila nel secondo caso (liquidato il 40 per cento sulla fiducia). Pagamenti che ora la Corte dei Conti chiede indietro dopo aver scoperto che la Global Brain era una scatola vuota creata a novembre del 2001, appena un mese prima dell’incarico, e che il suo fondatore, Uva, è un compagno di partito di Castelli. L’idea di progettare il sistema infatti nacque nel luglio 2001 durante una serata di gala a Missaglia, nella villa Sormani Marzorati di Uva. La stessa che Castelli usava per gli incontri con i suoi fedelissimi. Roma ladrona grazie alla Lega sprecona? M. Po
http://www.spreconi.it/2009/05/roma-ladrona-lega-sprecona.html
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