Il lupo perde il pelo ma non il vizio verrebbe subito da pensare. E in fin dei conti è così, lo si sapeva già. Lo scudo fiscale era nell’aria, perché è uno dei pochi modi per riuscire a recuperare i soldi nascosti all’estero (per evadere le tasse) e nel frattempo, grazie a quei soldi, permettere al Governo di fare investimenti altrimenti fermi sulla carta.
E in questo momento lo Stato ha bisogno di soldi altrimenti, ad esempio, la ricostruzione dell’Abruzzo rimarrebbe sulla carta, pronta ad essere celebrata solo quando ci sono le telecamere e si fanno inaugurazioni parziali. Così ieri due importanti giornali italiani, Repubblica e Corriere della Sera, dedicavano ampio spazio proprio all’imminente scudo fiscale. Certo non se ne può parlare subito. Per opportunità il governo ritiene necessario attendere il G8 de l’Aquila del 9-10 luglio, che avrà di nuovo sul tavolo la questione dei paradisi fiscali. Qualche paese importante, come la Gran Bretagna, ha tuttavia già rotto gli indugi. E mercoledì prossimo, a Parigi, se ne parlerà nel vertice dei ministri dell’economia dei paesi Ocse, l’organizzazione che riunisce i paesi più industrializzati.
CONTINUA ...
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