Brutta avventura per un consulente italiano che, escluso da un concorso al Palazzo di vetro, aveva denunciato scelte clientelari. "Sono stato preso a calci, assalito e mi hanno messo anche le manette", racconta dall'inviato Giampaolo Pioli.
New York, 9 agosto 2009 - "Sono stato preso a calci e assalito da tre guardie dell’Onu in un ufficio, mi hanno spruzzato in faccia due volte il pepper spray e messo le manette come un delinquente. Per disperazione col bruciore negli occhi ho reagito addentando la mano di uno dei poliziotti e domani dovrò presentarmi in tribunale a difendermi dalle accuse di essere stato io l’assalitore degli agenti. E’ incredibile. Ho lavorato per quasi 6 anni per le Nazioni Unite come consulente con diversi contratti a termine. Sono un idealista, credo nel Palazzo di Vetro e nella sua funzione, ma le cose che accadono al suo interno possono anche essere raccapriccianti…Voglio che ritirino la loro denuncia e se non lo fanno ne presenterò io una contro di loro".
Nicola Baroncini, 35 anni è un giovane valtellinese di Delebio, laureato in economia, sposato con una dipendente dell’United Nations Development Program e padre di un bambino di 2 anni. Il rocambolesco episodio del suo arresto dentro uno dei palazzi dell’Onu, da parte della polizia di New York che lo ha portato anche in carcere a Manhattan per una notte, risale al 22 giugno, ma adesso, con l’udienza, rischia di far esplodere un nuovo caso di nepotismo nella gestione del segretario generale Ban Ki Moon. Senza quel clamoroso arresto tutto sarebbe finito probabilmente nel nulla.
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