Roma, 27 gen. (Adnkronos) - Si apre un nuovo fronte di scontro con la magistratura nel caso Ruby. Il procuratore capo dei Milano, Edmondo Bruti Liberati, infatti, risponde con un comunicato ufficiale a 'Il Giornale' che pubblica in prima pagina un articolo sul pm Ilda Boccassini. ''Le campagne di denigrazione e l'attacco personale ai magistrati si qualificano da soli'', sottolinea, ricordando poi che tutti gli atti dell'inchiesta svolti dai magistrati - oltre alla Boccassini, anche Pietro Forno e Antonio Sangermano - sono stati vistati da lui.
Sul caso scende in campo anche l'Anm: "Questa barbarie non ci intimidirà, non arretreremo di un millimetro", dice il presidente Luca Palamara, che aggiunge: "il metodo mesiano (il riferimento è al giudice civile che impose alla Fininvest un mega risarcimento nella causa Imi-Sir, ndr) non ci intimidisce. Come Anm esprimiamo solidarietà ai colleghi di Milano e alla Boccassini la cui unica colpevolezza è quella di applicare la legge".
I vertici dell'Anm, Luca Palamara e Giuseppe Cascini, parlano di un modo di procedere che rappresenta "un sistema pericoloso per la democrazia e per lo Stato''. Inoltre, aggiungono,. "tirare fuori storie di trent'anni fa e chiuse con un'assoluzione per gettare fango è un atto di aggressione del tutto scollegato".
Contro 'il Giornale' in campo anche l'Idv, che, con Leoluca Orlando, parla di "linciaggio mediatico'' nei confronti di Ilda Boccassini. ''I giornali di famiglia proseguono con il metodo Boffo'', sottolinea il portavoce del partito, che chiede anche ''un intervento dell'Ordine dei giornalisti''.
Intanto, minacce via e-mail sono arrivate in serata proprio a Palamara. Un messaggio minatorio è stato inviato poco fa a un indirizzo di posta elettronica del presidente dell'Anm. A quanto si apprende, nel messaggio intimidatorio c'era scritto "sta per arrivare la vostra ora". In particolare, sempre a quanto si apprende, il messaggio minatorio fa riferimento alle dichiarazioni fatte poco fa dal presidente del sindacato delle toghe in cui chiedeva lo stop degli attacchi alla magistratura sostenendo che l'Anm non si sarebbe fatta intimidire da "questa barbarie".
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