Roberto Lassini, presidente dell’associazione “Dalla parte della democrazia”, e candidato PdL, si confessa al Giornale e accusa i pm. Ma nel 1993 diceva tutt’altro
Dopo l’indagine della Digos sui manifesti “Via le Br dalle procure”, il “mandante” confessa al Giornale le sue responsabilità: si chiama Roberto Lassini, di professione avvocato. E dice di averlo fatto per denunciare il cortocircuito giudiziario che l’ha portato ad essere arrestato per 42 giorni, accusato e poi scagionato dal tribunale di Milano.
«Vede, il premier ha parlato di brigatismo giudiziario…» Ah, quindi è colpa del premier. «È colpa di un sistema che non funziona, le cui conseguenze sono riassumibili nel brigatismo giudiziario di cui parla il premier». Si ma i manifesti? «Io credo che i militanti abbiano fatto una sintesi di quell’espressione». Sintesi infelice. «Vero. Però, ripeto, è stata una provocazione. Esagerata, ma tale. Sono certo che l’obiettivo non fosse mancare di rispetto alle vittime del terrorismo, io per primo provengo dalla Dc, che fu duramente colpita dalle Br, con la perdita del suo presidente». Siete tutti a citare Aldo Moro ultimamente. «Non ho una veste tale da poterlo citare. Vorrei solo che fosse chiaro che la mia non è pavidità: non è mia la paternità di quei manifesti, ma sono il presidente onorario dell’associazione e allora eccomi, ci metto la faccia. E voglio anche rispondere a Gianfranco Fini». Che c’entra Fini? «Ha detto che bisogna individuare i responsabili. Per me è la conferma che, all’epoca di tangentopoli e ancora oggi, c’è stato e c’è anche un giustizialismo fascista». A proposito di fasciocomunisti. «Esattamente. Nella mia vicenda giudiziaria ebbe un ruolo di primo piano un soggetto poi divenuto esponente di An». Chi è? «Non è questo il punto». E qual è il punto? «Il punto è che ieri come oggi c’è un giustizialismo squadrista. Il punto sono i cinque anni e mezzo che ho trascorso ad aspettare un giudizio, con 42 giorni di ingiusta detenzione preventiva a San Vittore». Lei era sindaco di Turbigo, provincia di Milano. «La suora dell’asilo infantile mi diceva: “Prego il Signore che guidi la tua mano quando firmi i provvedimenti”». Poi l’hanno accusata di tentata concussione. «Assolto in primo grado con formula piena, la Procura nemmeno fece appello. Nel frattempo però mi dimisi da sindaco». Son gesti che nessuno fa più. «Ma ci credo! Quanti sono i casi come il mio? Noi siamo stati di-mis-sio-na-ti da Tangentopoli!».
Rimane un po’ sottotraccia (si dice solo alla fine dell’intervista che Lassini è candidato PdL a Milano). La storia che racconta è confermata dall’archivio del Corriere della Sera, dove compare un articolo del 1993 in cui si parla del suo arresto:
Continua ...
http://www.giornalettismo.com/archives/121778/i-manifesti-br-procure-li-ho-messi-io/
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