Terza interrogazione al Guardasigilli: "Intervenga".
ROMA – Anche per quanto riguarda l’inchiesta Lavitola - Tarantini il Pdl fa quadrato intorno al premier e torna alla carica contro la magistratura partenopea. Per la terza volta, infatti, nel giro di pochi giorni, il Pdl torna a pressare il ministro della Giustizia, Francesco Nitto Palma, perché mandi gli ispettori alla Procura di Napoli. Una richiesta arrivata in una nuova interrogazione, firmata da 10 deputati pidiellini, nella quale si chiede che al presidente del Consiglio venga riconosciuto, nell’inchiesta sul caso Tarantini, “il diritto alla difesa” , sul quale, secondo i firmatari dell’interrogazione, si starebbe consumando una “immotivata negazione”.
Tale diritto alla difesa, è questa le tesi sostenuta dal Pdl, sarebbe stata negata a Silvio Berlusconi “dalla scelta della Procura di Napoli di citare il premier come semplice persona informata dei fatti”. Al premier, sottolineano Luigi Vitali e gli altri deputati del Pdl (tra i quali compaiono anche i nomi di Francesco Paolo Sisto, Manlio Contento, Enrico Costa, Francesco Fucci, Maurizio Paniz, Enrico Pianetta, Elvira Savino, Salvatore Torris), “deve essere garantita la presenza del difensore, con ogni conseguente facoltà”. In altre parole, se la Procura di Napoli ha riconosciuto che tra l’inchiesta Lavitola – Tarantini e il processo Ruby ci sia un collegamento, e che tale collegamento riguardi anche il procedimento pendente a Bari (quello delle escort), non si può accettare che a Berlusconi venga negato il diritto di essere accompagnato dai propri legali, in quanto ascoltato solo in qualità di “persona informata dei fatti”.
Questa presunta violazione, si legge inoltre nel documento inviato al Guardasigilli, “tenuto conto di quanto già accaduto e della delicatezza della vicenda, lancia una luce non rassicurante sul procedimento, con risvolti giudiziari ed effetti politici gravissimi”. Per questo, si chiede al ministro Nitto Palma di “accertare la veridicità dei fatti”, attraverso un’attività ispettiva sull’operato della Procura partenopea.
Immediata la replica dei sostituti procuratori di Napoli, che rigettano l’istanza avanzata dai legali di Berlusconi: “Il presidente del Consiglio potrà essere ascoltato solo in qualità di persona informata dei fatti”, quindi come testimone e non come indagato in procedimento connesso, così come chiedono i suoi avvocati difensori. Tale rigetto è agli atti che sono stati depositati innanzi ai giudici del Tribunale del riesame partenopeo.
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