martedì 4 ottobre 2011

"Guerra sui dazi". Pechino minaccia Washington

PECHINO- La Cina ha avvertito Washington di essere "nettamente contraria" al progetto di legge Usa che punta a obbligare Pechino a rafforzare la sua moneta, dicendo che questa mossa porterebbe a una guerra commerciale tra le due maggiori economie del mondo. In una risposta coordinata, la Banca centrale cinese e i ministri del commercio e degli affari esteri hanno accusato Washington di "politicizzare" le questioni monetarie. La bozza di legge che deve essere discussa negli Usa questa settimana, ha detto il ministero degli Esteri, viola le regole del World Trade Organization e, forzando l'apprezzamento dello yuan, potrebbe indebolire gli sforzi comuni per rilanciare l'economia globale. "Utilizzando la scusa del cosiddetto 'squilibrio monetario', porterà a una escalation del tema dei tassi di interesse utilizzando una misura protezionistica che viola gravemente le regole del Wto e danneggia seriamente le relazioni commerciali ed economiche tra Cina e Stati Uniti", ha detto il portavoce del ministro degli Esteri Ma Zhaoxu in una nota pubblicata oggi sul sito ufficiale del governo (www.gov.cn). "La Cina esprime la sua più chiara opposizione". I senatori Usa hanno votato ieri l'avvio di una settimana di discussioni sull'Atto di riforma dei tassi di cambio del 2011, che potrebbe permettere al governo Usa di imporre imposte compensative sui prodotti provenienti da paesi che sostengono le proprie esportazioni svalutando le proprie valute. I politici Usa, con gli occhi alle elezioni del 2012, dicono che la svalutazione della valuta cinese è costata posti di lavoro americani e che un tasso di cambio più equo potrebbe aiutare a ridurre un deficit commerciale annuo di 250 miliardi di dollari. Ma Zhaoxu ha invitato i legislatori Usa a "partire da una più ampia visione della cooperazione commerciale e economica tra Cina e Stati Uniti" e a "rinunciare al protezionismo". Il portavoce ha ribadito la posizione di Pechino secondo cui la Cina continuerà a cambiare gradualmente la sua politica valutaria "rafforzando la flessibilità del tasso di cambio dello yuan".

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