ROMA - Sta destando molta rabbia la lettera che il Presidente del Consiglio ha mandato alla Ue sugli impegni che verranno presi per far crescere il Pil italiano.
Innanzitutto da parte dell'opposizione, che critica sia il metodo utilizzato sia il merito. Il metodo, in quanto nessuno ne sapeva niente in Parlamento, del contenuto della lettera, finchè il premier non l'ha annunciato di persona, collegandosi telefonicamente con Bruno Vespa, durante il programma Porta a Porta. Un metodo che ha declassato il ruolo dell'organo legislativo nazionale, messo addirittura al di sotto di una trasmissione TV.
Nel merito, oggi il capogruppo del Pd, Dario Franceschini ha ricordato che nella lettera manca qualsiasi riferimento alle tre riforme principali da cui si possono ottenere miliardi per le casse pubbliche: lotta all'evasione fiscale, lotta alla corruzione e lotta alla criminalità organizzata.
Ma il punto più controverso è l'impegno ad adottare, entro il 30 giugno 2012, una legge che faciliti i licenziamenti "per le aziende in difficoltà economiche", dice la lettera. Ma poichè il falso in bilancio è un reato che non è perseguibile dalla legge (si prescrive in soli 4 anni e per un Pm trovare le prove richiede lunghi mesi e perizie ancora più lunghe), per una azienda che voglia licenziare è facile truccare il bilancio per un anno o due e quindi licenziare senza rispettare l'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori. Su questo, probabilmente per la prima volta, c'è stata assoluta concordanza tra tutti i sindacati: Susanna Camusso per la Cgil, Angelo Bonanni per la Cisl, Rocco Palombella per la Uil e Canterella per l'Ugl hanno minacciato lo sciopero generale se questa norma venisse approvata.
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