Bossi ne ha riparlato recentemente a Mantova. Con toni forse più soft. Ma i temi sono gli stessi del tentativo che mandò sotto inchiesta (con reati, allora, da ergastolo) 41 dirigenti del Carroccio. Poi, con un colpo di mano, il codice è stato cambiato e il Senatùr e gli altri leader sono usciti dal processo. Ma Borghezio ricorda che si faceva sul serio e parla di "un tintinnio di sciabole"
ROMA - Allarme siam leghisti. E secessionisti. Fallita la secessione dei "fucili" degli anni Novanta ("... che gavremo tutti il mitragliatore in mano..." disse Bossi ad Alberto Mazzonetto, segretario della Lega veneta, in una famosa telefonata intercettata dalla Digos). Abortita quella "istituzionale" del federalismo durante il decennio di governo col Pdl, ora Bossi ci prova ancora. E per rilanciare l'attuale stagione di moti separatisti padani, utilizza una nuova formula di secessione. Questa volta la chiama "consensuale". Oppure "morbida", sul modello Cecoslovacchia . "Abbiamo Veneto e Piemonte - dice - parleremo con Formigoni per capire se ci sta. Poi tocca a Trentino Friuli Valle d'Aosta e Liguria per formare la Padania, una macroregione che incorpora Svizzera, lander tedeschi e porzioni dell'Austria". Questo è il suo slogan politico per lo scampolo di legislatura che resta da qui al 2013, quando ci saranno - se non cade prima il governo Monti - le elezioni politiche. E si terranno i giochi per l'elezione del prossimo capo dello Stato.Ma l'inno alla Padania che s'è levato a metà dicembre a Vicenza (sede del parlamento del Nord presieduto dall'ex ministro Roberto Calderoli) da uno stato maggiore leghista schiacciato a Roma in una rumorosa opposizione, si riallaccia ideologicamente e politicamente, senza soluzione di continuità, a quello di 15 anni fa. Quando la Lega, mutuando il linguaggio resistenziale, fondò (sulla falsa riga del Cln che s'oppose a nazisti e fascisti), il Clp, il Comitato di Liberazione padano (liberazione da Roma ladrona, mutatis mutandis). Costituì quindi "una complessa e articolata struttura militare", le "camicie verdi" o "guardia nazionale padana" alle dipendenze di Roberto Maroni. Tentò anche "di ottenere il riconoscimento da parte della comunità internazionale" destando l'interesse (lo ha rivelato a Repubblica l'europarlamentare leghista Mario Borghezio), "di alcune cancellerie europee. E perfino della Cina". Convocò infine "apposite elezioni padane per eleggere i rappresentanti del governo e del parlamento della Padania". Con tanto di ministri e ministeri: Maroni presidente del consiglio con l'interim di poste e intelligence, vicepresidente Gnutti, Economia Pagliarini, Interno Borghezio, Difesa Bampo, Immigrazione Ramadam. E così via.
Continua ...
http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2011/12/26/news/parlamento_esercito_e_moneta_torna_il_progetto_separatista_della_lega-27222265/?ref=HREC1-2
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