ROMA – Ufficialmente il motivo politico è la crisi. Per Angelino Alfano, segretario del Pdl, è meglio tenersi Mario Monti presidente del Consiglio, anche se le elezioni non le ha vinte lui e, soprattutto, anche se la manovra appena approvata non scalda il cuore dei deputati e della base del Partito.
Così, Alfano, parlando al congresso provinciale di Reggio Emilia, spiega: “Se si andasse al voto domani, faremmo le elezioni in un tempo di crisi talmente grave per cui è meglio sostenere questo Governo che andare alle elezioni subito”. Formalmente non fa una piega e racconta di un Pdl responsabile (con la piccola eccezione di 82 malpancisti che la manovra, per quanto autorizzati, non l’hanno votata).
Lo stesso segretario alla platea di Reggio Emilia racconta qualcosa di noto, che quella manovra a Berlusconi e i suoi non è piaciuta granché: “Monti Ha fatto una manovra che non ci ha convinto dal punto di vista filosofico perchè segnata da troppe tasse, noi lo abbiamo incitato a fare meglio e crediamo di avere inciso su alcuni aspetti essenziali, come l’alleggerimento della botta su pensioni e casa e il no all’Irpef”.
Eppure, il non voler staccare la spina a Monti potrebbe avere una ragione diversa. In tutti i sondaggi, l’ultimo è quello di Renato Mannhimer sul Corriere della Sera, le intenzioni di voto raccontano di un centrodestra che è dietro di 10 punti rispetto al centrosinistra. Scenari teorici, è vero. Se non altro perché la Lega da una parte e l’accoppiata Idv-Sel dall’altra sembrano intenzionate a seguire un percorso tutto loro. Ma se si votasse domani, c’è da scommetterci, i fronti si ricompatterebbero come d’incanto. E dieci punti sono un gap che rischia di non essere recuperabile in campagna elettorale, visto lo stato di crisi e il modo in cui Berlusconi è uscito di scena. Gli altri giocherebbero sul “disastro in cui Berlusconi ha trascinato l’Italia”: per il Pdl sarebbe una sfida in salita.
Continua ...
Nessun commento:
Posta un commento