sabato 28 gennaio 2012

Ius soli, Di Pietro dice sì "Giusta la cittadinanza"


Il leader dell'Idv: "Se una persona nasce qui, ci paga le tasse e alla fine ci muore pure perché non deve averla?". Della Vedova (Fli): "Se ne discuta in Parlamento"

MILANO - Antonio Di Pietro si schiera a favore dello 'ius soli', il diritto cioè alla cittadinanza per tutti i nati in un certo paese, sistema diverso da quello attualmente in vigore in italia che invece dà il passaporto in base al 'sangue' dei genitori.  "Sì, sì, sì" allo 'ius soli' - dice a Fabio Fazio durante la registrazione di un'intervista che andrà in onda stasera su Raitre a 'Che tempo che fa' - Se una persona nasce qui, ci paga le tasse e alla fine ci muore pure perché non deve avere la cittadinanza?"

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Favorevole anche  il presidente del Verdi Angelo Bonelli: "Non c'è alcuna ragione perchè ai bambini figli di immigrati che nascono in Italia, crescono in Italia e studiano in Italia non sia concessa la cittadinanza italiana. Lo ius soli in Francia è in vigore dal 1515. La cittadinanza basata sullo ius sanguinis è un archetipo del passato che non considera in nessun modo le modificazioni che ci sono state nella società italiana europea e mondiale".

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Il capogruppo di Fli alla Camera, Benedetto Della Vedova, invece, chiama in causa il Parlamento: "E' un argomento che esplicitamente non rientra tra gli impegni e i dossier dell'esecutivo, e dunque la sua discussione non comporta alcun contrasto all'interno della maggioranza. Comporta una dialettica, evidentemente vivace, tra le forze politiche e un dibattito altrettanto vivo nel paese. Una cosa è opporsi a una nuova legge. Altra è opporsi pregiudizialmente all'idea che le Camere ne discutano". Ieri Gianfranco Fini, a Repubblica Tv 3, era tornato a chiedere una legge per la cittadinanza ai figli degli immigrati che siano nati in Italia e abbiano frequentato almeno un ciclo scolastico: "Mi auguro che in questa legislatura il parlamento intervenga su una legge che regoli la cittadinanza, non è una questione da tutti condivisa e certamente ci sarà un dibattito anche abbastanza serrato". 

Infine Guglielmo Loy, segretario confederale della Uil, spiega: "Gli stranieri regolari sfiorano ormai 5 milioni in Italia. In una società che cambia così radicalmente, il concetto di cittadinanza non può rimanere quello del 1992 (data della ultima legge in materia ndr) quando gli immigrati erano 500 mila. E non possiamo condannare questi bambini a rimanere nella condizione di immigrato fino ai 18 anni. Sono anche loro il futuro del nostro Paese. Per questo motivo la Uil chiede l'adozione di uno 'ius soli' temperato, concedendo la cittadinanza ai bambini figli di stranieri che completano in Italia  il primo ciclo di istruzione scolastica". 

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