Il 6 febbraio si celebra la Giornata Mondiale contro le mutilazioni genitali femminili, considerate una gravissima violazione dei fondamentali diritti della persona, primo fra tutti quello alla integrità fisica.
Con la legge n. 7 del 9 gennaio 2006, la legislazione italiana ha istituito il divieto delle pratiche di mutilazione genitale femminile (MGF), prevedendo, per chiunque pratichi l’infibulazione, la reclusione da 4 a 12 anni. Pena che viene aumentata di un terzo se la mutilazione viene compiuta su una minorenne, nonché in tutti i casi in cui viene eseguita per fini di lucro. Per i medici scoperti a praticarla è previsto un massimo di 10 anni di cancellazione dall’ordine.
La legge inoltre prevede la promozione di numerose attività di contrasto delle pratiche di MGF e la predisposizione di campagne d’informazione rivolte agli immigrati dai Paesi in cui tali pratiche sono effettuate allo scopo di diffondere la conoscenza dei diritti fondamentali della persona e il divieto che vige in Italia delle pratiche di mutilazione genitale femminile. Il coordinamento di queste attività è affidato al Dipartimento per le Pari Opportunità, preso il quale è stata istituita una Commissione per la prevenzione e il contrasto delle pratiche di MGF.
Secondo i dati diffusi dall’OMS, riportati in una ricerca condotta nel 2009 dall’Istituto Piepoli e commissionata dal Ministero per le Pari Opportunità, le donne (incluse bambine e ragazze) che nel mondo hanno subìto una qualche forma di mutilazione genitale sono tra i 100 e i 140 milioni, una stima che tiene conto dei 91,5 milioni di ragazze di età superiore ai nove anni che in Africa (il continente con la maggiore diffusione di questo fenomeno) sono state vittime di questa pratiche. Il tipo di intervento mutilatorio imposto alla popolazione femminile varia a seconda del gruppo etnico di appartenenza: il 90% delle MGF praticate è di tipo escissorio(con taglio e/o rimozione di parti dell’’apparato genitale della donna), mentre un decimo dei casi si riferisce all’azione specifica della infibulazione (cioè il restringimento dell’orifizio vaginale, che può comunque essere associato anche a un’escissione).
Le MGF sono generalmente praticate su donne molto giovani, in media ragazze che non hanno ancora compiuto i 15 anni. In alcune comunità l’escissione viene praticata su donne più adulte, alla vigilia del matrimonio o all’inizio della prima gravidanza, ma anche su donne che hanno appena partorito. E si tratta di modalità pertinenti alla cultura di appartenenza che, proprio per questo, tendono a rimanere stabili nel tempo e tra le generazioni, con donne che hanno subito le mutilazioni genitali e che, a loro volta, sottopongono le proprie figlie a questa pratica, anche se cresce sempre di più, da parte delle più giovani, la tendenza a sottrarsi alle MGF.
Continua ...
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