Divulgo quello che ... non tutti dicono ... / Perchè il male trionfi è sufficiente che i buoni rinuncino all'azione. (Edmund Burke)
venerdì 4 gennaio 2008
Sempre più vicina "la macchina che legge il pensiero"
LONDRAI tempi per la creazione della «macchina che legge il pensiero» sembra sempre più vicina e destinata ad uscire dai libri di fantascienza e a diventare realtà. A Pittsburgh negli Stati Uniti un gruppo di ricercatori della Carnegie Mellon University ha fatto un primo, cruciale passo avanti: con l’aiuto di un sofisticato scanner e di un computer ha trovato il modo di scoprire se il cervello sta pensando ad una cosa o all’altra.Per il momento - riferisce il tabloid londinese “Daily Mail” - i ricercatori di Pittsburgh possono individuare con un’accuratezza del 97% soltanto i pensieri elementari che si agitano nella sostanza grigia in risposta a dieci immagini di edifici e di utensili. Contano però di poter fare rapidamente dei progressi sulla scia di questo importante successo.«Speriamo - ha detto la dottoressa Svetlana Shinkareva - di poter identificare non soltanto i pensieri associati a immagini ma anche quelli connessi a parole e poi a frasi».In dichiarazioni riportate dalla rivista “Plos One”, il prof. Marcel Just - caposquadra dei ricercatori di Pittsburgh - spiega che la gente «riflette ad una cosa nello stesso modo» per diversa che sia.«Ci siamo sempre chiesti a livello filosofico - afferma - se la percezione di un colore come il blu sia lo stesso per tutte le persone e adesso grazie al nostro studio abbiamo riscontrato che analoga è l’attività cerebrale in risposta ad immagini di utensili ed edifici».Siamo ancora lontani luce da un film di fantascienza come “Minority Report” dove leggendogli nelle intenzioni la polizia arresta un individuo prima ancora che il crimine sia commesso, ma a giudizio dei ricercatori di Pittsburgh una migliore conoscenza dei meccanismi cerebrali alla base del pensiero dovrebbe tornare utile in disparati campi. In medicina dovrebbe ad esempio gettare nuova luce su malattie tuttora poco conosciute come l’autismo. E in campo giudiziario dovrebbe permettere la messa a punto di più affidabili «macchine della verità».
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/scienza/grubrica.asp?ID_blog=38&ID_articolo=510&ID_sezione=243&sezione=News
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