Milano, 28 set. (Apcom) - Bisognerà attendere il prossimo 4 ottobre per sapere se anche gli atti del processo Berlusconi-Mills, dopo quelli relativi ai diritti tv di Mediaset, saranno trasmessi alla Corte Costituzionale per valutare la legittimità del lodo Alfano che tutela le alte cariche dello Stato e nel caso specifico il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Il pm Fabio De Pasquale, visibilmente raggiante per la decisione adottata ieri dai giudici del caso Mediaset, ha rincarato la dose sul lodo Alfano definendolo "criminogeno" e spiegando: "Chi sta lì in un determinato incarico ha la certezza di non essere perseguito per alcuni anni. Questo in un paese democratico non è accettabile". Secondo il rappresentante dell'accusa il lodo Alfano "è una legge senza principi perchè punta solo agli effetti e l'effetto è quello di far sospendere i processi a Silvio Berlusconi". Per De Pasquale "c'è stata una regressione rispetto alla vecchia autorizzazione a procedere abolita nel 1993. E il problema sta proprio qui: siccome sarebbe stato brutto ripristinare quanto abrogato 15 anni fa, allora hanno preparato e approvato in 22 giorni il lodo". Il pm ha insistito sul contrasto tra il lodo e l'articolo 3, uguaglianza dei cittadini davanti alla legge, chiedendo ai giudici di ritenere autonoma tale violazione da parte della norma in discussione e di non considerarla assorbita da un'altra violazione, quella riguardante il giudicato costituzionale. Insomma la richiesta è quella di una sorta di aggiornamento rispetto ai giudici del caso Mediaset. Nicolò Ghedini e Piero Longo, legali di Berlusconi, hanno sollecitato il rigetto dell'eccezione di costituzionalità. "Certo che sarebbe stato meglio fare una legge di revisione costituzionale e non una ordinaria per il lodo, ma questo non è diritto, è politica, noi qui dobbiamo parlare di diritto" sono le parole di Longo.
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