martedì 4 novembre 2008

USA - FURTO DI VOTI, L'ULTIMA ARMA DEI REPUBBLICANI

New York. “Se i democratici vogliono vincere le elezioni presidenziali, non dovranno semplicemente battere McCain nei seggi; dovranno batterlo con un margine superiore al livello di irregolarità messe in pratica dai repubblicani.” Questa è la conclusione dell'inchiesta sulle frodi elettorali repubblicane, pubblicata sull'ultimo numero di Rolling Stone. Così si spiegano i pressanti appelli al voto di Obama e di tutti i democratici, che nonostante otto punti di vantaggio nei sondaggi insistono sulla necessità di una larghissima affluenza per vincere le elezioni. Per evitare che ritorni lo spettro del 2000, quando Bush vinse per cinquecento voti in Florida dopo una massiccia campagna di cancellazione di voti ed elettori. I democratici questa volta hanno giocato d'anticipo sguinzagliando da settimane pattuglie di avvocati in tutti gli stati amministrati da repubblicani, per vigilare sulla registrazione elettorale. Non è un mistero che la principale strategia del “Grand Old Party” sia sempre stata la soppressione dei voti. A differenza del sistema elettorale italiano, quello americano prevede che gli elettori si registrino volontariamente per partecipare alle elezioni. La finestra per la registrazione varia da stato a stato e, in molti casi, un elettore non registrato, che si presenti al seggio il giorno delle elezioni, non potrà partecipare al voto. Il sistema si presta dunque ad un tipo di frode elettorale molto più sottile della pacchiana manomissione delle schede elettorali: la cancellazione degli elettori dalle liste.
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