GAZA- "Siamo bloccati da 15 giorni alla frontiera con Rafah perché le autorità egiziane non ci fanno passare. Abbiamo poco meno di 40 tonnellate di aiuti umanitari con tutti i permessi necessari pronte per la distribuzione, e non riusciamo a raggiungere la Striscia di Gaza": ha un tono di voce incredulo Stefano Rebora, dell'organizzazione ‘Music for Peace', mentre racconta alla Misna la disavventura che li tiene fermi da oltre due settimane nel deserto egiziano. "Siamo partiti dopo aver presentato tutta la documentazione necessaria, abbiamo ricevuto il nulla osta dalla dogana appena sbarcati ad Alessandria - dice il volontario, partito assieme ad altri tre colleghi da Genova - ma all'arrivo alla frontiera con la Striscia di Gaza siamo stati fermati con le scuse più diverse, prima dalla polizia poi dai servizi segreti egiziani che ci hanno chiesto soldi, permessi e documentazioni aggiuntive". Secondo Rebora, costretto con i suoi colleghi a vuotare e riempire nuovamente i container, carichi di alimenti e medicinali, "le leggi internazionali sulle norme doganali sono state violate" ed è in corso una sorta di blocco non dichiarato, imposto da Israele con la connivenza del governo egiziano, sulle iniziative umanitarie straniere verso la Striscia di Gaza. Secondo l'agenzia palestinese Maan, sono bloccati alla frontiera anche gli aiuti europei del fondo ‘Pegase', che servono a pagare gli assegni di solidarietà destinati a 24.500 famiglie indigenti di Gaza. Secondo un comunicato di ‘Pegase', le famiglie che avrebbero dovuto ricevere il loro contributo mensile da oggi non riceveranno l'assegno fino a nuovo ordine a causa delle restrizioni imposte dal Regime Sionista.
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