L’uso del waterboarding (l’annegamento simulato) fu uno degli aspetti più controversi della presidenza repubblicana perchè considerato una forma di tortura più attroci usate in Guantanamo. Khalid Sheikh Mohammed, il presunto cervello del movimento al Qiada, fu per 183 volte soggetto alla tortura dell’annegamento simulato. Stando a quanto scrive Daily Telegraph citando fonti americane sarebbe stato lui a dare alla Cia il nome del corriere personale di Osama bin Laden, perchè sottoposto continuamente a waterboarding.
Mike Blakemore, dell’organizzazione per i diritti umani Amnesty International ha ribadito che interrogatori come quello a cui è stato sottoposto Mohammed sono comunque «ripugnanti, immorali e illegali». Secondo Amnesty «non è mai giustificabile e nessuno dovrebbe strumentalizzare la caccia a bin Laden per sostenere che la tortura è accettabile». Anche negli Usa è cominciato un esame di coscienza: «Riaprirà il dibattito che non è mai sparito sulla moralità di certe tecniche», ha detto Richard Haas, il presidente del Council on Foreign Relations.
Il waterboarding e le altre tecniche di interrogatorio pesanti furono autorizzate dopo l’11 settembre dal presidente George W. Bush e usate dalla Cia in prigioni segrete fuori dagli Stati Uniti fino al 2004. Dalla Casa Bianca non arrivano smentite, mentre molti uomini del polo repubblicano rivendicano l’uso del waterboarding e, soprattutto, di Guantanamo. Paul Wolfowit, ex stratega in Bush, in una intervista a La Stampa spiega che gli interrogatori nel super-carcere sono stati fondamentali. Secondo Donald Rumsfeld, segretario alla Difesa durante gran parte dei due mandati di George Bush, però le informazioni sono state ottenute «con un normale approccio d’interrogatorio». E anche secondo Condoleezza Rice, ex consigliere per la sicurezza nazionale ed ex segretario di Stato con Bush, il team Obama ha potuto avvalersi della miniera d’oro di informazioni strappate negli interrogatori di Mohammed e di altri membri delle cellule dell’11 settembre.
L’uso del waterboarding fu uno degli aspetti più controversi della presidenza repubblicana: bandito nel 2009 da Barack Obama, è considerato una forma di tortura, impiegata in precedenza in alcuni interrogatori, nella quale, sul volto del prigioniero, generalmente coperto da un panno, viene versata dell’acqua, provocando un effetto di annegamento. Oltre al dolore e al panico che provoca nel prigioniero, il waterboarding può causare lesioni ai polmoni e danni cerebrali dovuti alla mancanza di ossigeno.
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