lunedì 20 giugno 2011

Cure palliative, le carenze del sistema "Troppi falsi miti e poca informazione"


Parla Franco Rizzi, responsabile dell'unità di terapia del dolore e cure palliative del Buzzi di Milano: "Manca il collegamento fra paziente e realtà di cura. Così pochi pazienti ricevono cure adeguate e troppo spesso il problema ricade solo sulle famiglie"

di VALERIA PINI LE TERAPIE del dolore per i malati terminali in Italia non sono ancora a disposizione di tutti e spesso i cittadini che ne hanno bisogno non sanno a chi rivolgersi. Franco Rizzi, responsabile dell'unità di Terapia del dolore e cure palliative degli studi clinici di perfezionamento dell'ospedale Buzzi di Milano, è convinto che molto rimane ancora da fare.

A che punto è la situazione delle cure palliative in Italia?"La situazione organizzativa non è ancora sufficiente. C'è un gap da colmare rispetto con il Nord d'Europa. Ci sono differenze nelle diverse aree del nostro paese: nel Nord la situazione è migliore, nel Centro è buona, ma nelle regioni del Sud ci sono delle situazioni difficili".

Perché le prescrizioni di oppioidi in Italia stentano ad aumentare?

"È un problema culturale: il medico che non si occupa quotidianamente di cure palliative, quando si trova di fronte al dolore è estremamente titubante nell’utilizzare gli oppioidi, ha paura di sbagliare. E poi persistono falsi miti come quello che l’oppioide porti il paziente a dipendenza, che non sia più possibile sospenderlo. Nell’ambito della terapia del dolore queste credenze sono superate da anni".

Come sono distribuiti i reparti ospedalieri specializzati, gli hospice e le cure domiciliari nel paese?
"L’offerta è nata in maniera spontanea, perciò è possibile che chi ha l’hospice non preveda l’assistenza domiciliare e chi fa le cure palliative in ospedale non abbia le forze per gestire la fase terminale. Sarebbe logico far nascere centri di terapia del dolore che abbiano la cosiddetta “rete assistenziale”. C’è l’ambulatorio, per i pazienti ancora in grado di accedervi; il day hospital; l’ospedalizzazione domiciliare, che fornisce a pazienti e famiglie tutte le risorse dell’ospedale a casa, come farmaci, medici, infermieri, psicologi; infine l’hospice, per le famiglie che non sono in grado di portare avanti la gestione a casa".
Continua ...
http://www.repubblica.it/salute/medicina/2011/06/20/news/a_volte_i_medici_si_fanno_scrupoli_e_un_problema_culturale-17839454/

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