WASHINGTON – Secondo il New York Times gli Stati Uniti avrebbero intensificato i loro attacchi con i droni in Yemen contro le cellule di Al Qaida, temendo che l’improvviso vuoto di potere seguito al ferimento di Saleh possa rafforzare i gruppi estremisti. Le operazioni sono riprese venerdì scorso con l’uccisione di Abu Ali al-Harithi, un militante di Al Qaida che si nascondeva nel sud del paese. Un funzionario del Pentagono ha spiegato al New York Times che gli attacchi sono diventati più difficili in seguito all’alleanza di alcuni gruppi estremisti con le forze antigovernative, che ha reso la situazione molto più confusa e complicato la possibilità degli Stati Uniti di attaccare senza dare l’impressione di avere scelto una parte politica. In questi giorni l’ambasciatore degli Stati Uniti in Yemen si è incontrato con alcuni leader dell’opposizione per rassicurarli sulle intenzioni del governo americano, e cercare di trovare un accordo per continuare la collaborazione anche dopo l’eventuale caduta del governo di Saleh. Il presidente dello Yemen è stato un alleato prezioso per gli Stati Uniti nella lotta contro le cellule yemenite di Al Qaida, e ora il governo americano teme che senza una transizione guidata il potere possa finire nelle mani di leader meno disposti a collaborare. La guerra dei droni condotta dagli Stati Uniti in Yemen è stata tenuta a lungo segreta per evitare il rischio che la notizia di operazioni militari condotte unilateralmente nel territorio dello Yemen potesse minare la leadership di Saleh. Il presidente yemenita aveva autorizzato i primi attacchi nel 2009, ma ha sempre detto pubblicamente che tutte le operazioni militari sono state condotte dalle sue truppe.
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