Roma, 25 lug. (Adnkronos) - Arrestato nuovamente il produttore cinematografico Vittorio Cecchi Gori. I finanzieri del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Roma hanno eseguito nei confronti dell'imprenditore un'ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari per bancarotta fraudolenta, disposta dal Tribunale capitolino, su richiesta dei sostituti procuratori della Repubblica di Roma, Stefano Fava e Lina Cusano, coordinati dal procuratore aggiunto Nello Rossi.
Il noto imprenditore cinematografico, che era già finito in manette nel giugno del 2008 nell'ambito del procedimento penale scaturito dal fallimento della Safin società cinematografica Spa, controllata dalla Fin.Ma.Vi. Spa, è stato arrestato dai militari del Nucleo di polizia tributaria di Roma nel contesto delle indagini riguardanti proprio il fallimento della Fin.Ma.Vi. Spa e di altre società del gruppo Cecchi Gori.
In particolare, dalle indagini, spiega in una nota la Guardia di Finanza, era emerso che l'imprenditore aveva distratto i beni facenti parte del patrimonio sociale della Fin.Ma.Vi. Spa, cagionando un passivo fallimentare pari a circa 600 milioni di euro, attraverso strumentali operazioni di finanziamento a favore di altre società a lui riconducibili, tra cui due società statunitensi: la Cecchi Gori Pictures e la Cecchi Gori Usa.
Proprio queste due società americane, nel marzo del 2011, hanno vinto una causa legale intentata negli Stati Uniti nei confronti della Hollywood Gang Production del produttore italo-americano Gianni Nunnari.
Il giudice della California ha pertanto ordinato alla società di Nunnari di corrispondere alle due società americane di Cecchi Gori la somma di circa 14 milioni di dollari, immediatamente sottoposta a sequestro dal Tribunale di Roma, al fine di metterla a disposizione della procedura fallimentare per la soddisfazione dei creditori della Fin.Ma.Vi. Spa.
La somma non è però mai stata resa disponibile alla custodia giudiziaria. Anzi, a quanto risulta alla Gdf, Cecchi Gori avrebbe tentato, anche attraverso propri emissari negli Stati Uniti, di entrare in possesso del denaro oggetto del provvedimento di sequestro, così reiterando le condotte distrattive già poste in essere.
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